Vaccino anti-Covid, le prime 20mila dosi a gennaio. Obiettivo 600mila per coprire il 95% dei viterbesi

Belcolle
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Domenica 13 Dicembre 2020, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 11:36

«Contando i richiami, contiamo di avere a disposizione tra le 500 e le 600mila dosi di vaccino contro il Covid-19. L’obiettivo è arrivare alla cosiddetta immunità di gregge, ovvero coprire il 95% dei cittadini in provincia. Se non raggiungeremo almeno questa percentuale, attendiamoci altri focolai tra il 2021 e il 2022».

Silvia Aquilani è dirigente del Coordinamento programmi di vaccinazione della Asl di Viterbo.

Per la dottoressa queste sono giornate più impegnative del solito: c’è da definire i contorni della campagna vaccinale contro il coronavirus. Riunioni (da remoto, ovviamente) e contatti continui con i rappresentanti della presidenza del consiglio dei ministri e il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. Le direttive, infatti, vengono adottate a livello centrale.

A che punto siamo?
«Ci sono numerosi vaccini quasi equivalenti che saranno disponibili nei primi mesi dell’anno. Parecchi sono in fase di autorizzazione, con efficacia paragonabile, ma meccanismi di conservazione e per fasce d’età differenti. Il più avanti di tutti nelle procedure è quello della Pfizer/BioNTech, già autorizzato in Canada, Regno Unito e in alcuni Paesi asiatici. È quello che utilizzeremo anche noi in prima istanza. Questo vaccino non è pediatrico e gli studi di efficacia e sicurezza si riferiscono alla fascia d’età superiore ai 16 anni».

Quali i tempi delle prime somministrazioni?
«Se l’autorizzazione in Italia arriverà, come presumibile, tra il 29 e il 30 dicembre, per la seconda metà di gennaio dovremmo iniziare la campagna».

Chi saranno i primi a sottoporsi ai vaccini?
«È Arcuri che ha definito le categorie prioritarie. Si parte dal personale sanitario, perché se ci ammaliamo noi, chi curerebbe gli altri? Stiamo già raccogliendo le adesioni in tempi rapidi: entro lunedì dobbiamo averle. Io nasco come medico vaccinatore e auspico un’ampia adesione: sia per il risvolto sociale, perché nostro compito è assistere i pazienti, sia perché sarebbe un messaggio utile per il resto della popolazione. La seconda categoria è quella più falcidiata dal virus: gli anziani in rsa, case di riposo e simili, insieme agli operatori che li accudiscono».

Un messaggio utile, cosa intende?
«Che dobbiamo superare i pregiudizi con l’unico obiettivo di uscire da questo incubo».

Molti temono che l’iter autorizzativo sia troppo veloce.
«Mi occupo di vaccini da 30 anni, ormai. È vero: la procedura è più rapida del solito, ma ineccepibile. L’Ema (Agenzia europea dei medicinali, ndc) e l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco, ndc) non hanno motivo di avere una visione superficiale. Il vaccino è sicuro. Anzi, dovremmo tutti lavorare per un’adesione in più ampia possibile in tempi brevi. Lo ripeto: alternative non ce ne sono. Per questo, dovremo lavorare con tempismo e precisione». 

Quante dosi prevedete per la prima fase?
«Molto deriverà dai numeri che comunicheremo noi. Oltre alle adesioni del personale sanitario, abbiamo già contattato tutte le principali strutture per anziani del Viterbese, spiegando come funzionerà. Trattandosi sempre di due dosi a distanza di 21-28 giorni l’una dall’altra, ne stimiamo subito 20mila».

Quali fasce seguiranno nella seconda fase?
“Presumibilmente, gli ultra 65enni non istituzionalizzati, ovvero che vivono a casa. Quindi le forze dell’ordine, gli adolescenti che in questi mesi abbiamo registrato essere spie di focolai importanti, per poi raggiungere tutta la popolazione". 

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