Correva l’anno 2018, il mese di giugno, il giorno 19. Su queste colonne l’allora rettore dell’Università della Tuscia Alessandro Ruggieri dichiarava l’interesse dell’ateneo ad acquisire, «“pur rispettando le prerogative istituzionali della Provincia, proprietaria della struttura, l’ex caserma dei Vigili del fuoco di Via Oslavia». Obiettivo, dopo una ristrutturazione a proprie spese? «Creare, considerando l’attiguità con il rettorato di Santa Maria in Gradi, nuovi spazi per la didattica, per lo studio e l’aggregazione degli studenti, nonché per iniziative culturali aperte alla città».
Trascorsi circa 32 mesi da allora, che fine ha fatto la richiesta della “Tuscia”? Continuiamo a sfogliare le pagine del Messaggero. Il 19 luglio 2018 il Consiglio provinciale si esprime positivamente sulla futura destinazione della caserma. Ruggieri ringrazia, «ora auspico che valutazioni espresse a Palazzo Gentili portino a ricadute concrete». Il 6 agosto da Gradi parte la lettera con l’istanza ufficiale.
«La nostra intenzione – rispose il presidente della Provincia Pietro Nocchi - è approfondire il ragionamento avviato dal rettore, convinti che la struttura debba essere utilizzata per dare spazi ai giovani, investendo nell’ambito dell’istruzione e della cultura». In dicembre Unitus si rifà sotto e squaderna il progetto preliminare di ristrutturazione e recupero del grande immobile (5.016 metri quadrati per una volumetria complessiva di 13.559 metri cubi), ipotizzando non solo aule e laboratori, ma anche incubatore di idee per la creazione di impresa e attività di supporto sociale per l’inclusione di soggetti deboli e diversamente abili.
Il 22 gennaio 2019 vertice Unitus-Provincia «per mettere qualche punto fermo sulla proposta»».
Il 7 gennaio 2020 la Provincia comunica che il presidente Nocchi ha firmato il decreto n. 340/2019 con l’atto di indirizzo relativo alla stipula dell’accordo tra le due istituzioni. «Il decreto firmato dal presidente della Provincia – è il commento del nuovo rettore Stefano Ubertini - è una bellissima notizia, un passo avanti importante, che conferma la volontà politica di procedere in una operazione di sicura rilevanza, non solo per l'ateneo, ma per l'intera città».
Dopo quella data, cala il silenzio sull’operazione. A chiedere lumi, non si ottengono risposte che possano chiarire quali motivi blocchino l’iniziativa. L’entusiasmo della Provincia si è raffreddato? L’Università si è stancata di tirare la giacca agli ospiti di Palazzo Gentili? O forse è tutta colpa dell’emergenza da Coronavirus?