Essere al fianco delle attività manifatturiere e sostenere il made in Italy, attraverso percorsi di internazionalizzazione ed export, è indispensabile. Per il Viterbese il riferimento è al distretto ceramico di Civita Castellana, «eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo», dice Coccia. La Tuscia più di altri chiede regole più chiare, anche al Comune capoluogo: «L'economia cittadina è legata a doppio filo con l'edilizia, ma da un anno manca un atto che attui la legge regionale sulla rigenerazione urbana. Che si aspetta?». A breve diventerà legge e ci sarà l'occasione dell'ecobonus al 110%: servono le semplificazioni.
Per la Tuscia, inoltre, Unindustria ha pronto un progetto di sviluppo turistico: «Vogliamo confrontarci subito con tutte le istituzioni per discutere di un settore strategico, tra quelli che ha sofferto di più. Ma per portare turisti e sviluppo servono infrastrutture: non è più rinviabile il completamento della Orte Civitavecchia, peraltro già finanziato, e serve una linea ferroviaria veloce con Roma».
Servono misure che «possano garantire la sopravvivenza del nostro tessuto imprenditoriale e servono subito. Le Pmi nel Lazio rappresentano il 99% delle aziende e producono il 68% del Pil regionale. Quali strumenti? Il dialogo con la Regione è proficuo, ma rispetto a quelli messi in campo servirebbero interventi destinati a un segmento diverso di piccole e medie imprese, quelle più strutturate». Il riferimento è al bando con un massimale di 10mila euro di finanziamento a tasso zero per richiedente. «Strumento utile, certo, un po' farraginoso - rileva Coccia - ma non per tutte le tipologie di Pmi». Fondamentale per qualsiasi tipo di intervento è poi il fattore tempo, «perché la crisi è innegabile, non si può indugiare. La tempestività di erogazione degli interventi può determinare la sopravvivenza di molte realtà».
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