Viterbo, come far ripartire le piccole aziende: «Meno burocrazia e più Ecobonus»

Viterbo, come far ripartire le piccole aziende: «Meno burocrazia e più Ecobonus»
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Venerdì 26 Giugno 2020, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 10:33
Alla Regione chiede «più dinamismo e meno timidezza», mentre le misure adottate da Palazzo Chigi «spesso non sono state tempestive: penso alla cassa integrazione, spesso anticipata dalle aziende». E per il Comune di Viterbo l'invito è quello di mettere in campo «procedure semplificate e pochissima burocrazia in vista dell'approvazione del nuovo Ecobonus al 110%». Simonetta Coccia guida, con le sorelle Rita e Maura, il salumificio che porta il nome del padre Sesto, conosciuto non solo nella Tuscia. Dallo scorso 6 maggio all'interno di Unindustria (la Confindustria del Lazio) guida la Piccola industria di Viterbo, nella squadra del presidente regionale Fausto Bianchi. «Come lo stesso Bianchi sottolinea spesso afferma Coccia c'è il rischio che molte imprese, soprattutto piccole e medie, possano non sopravvivere al dopo Covid. I problemi non sono svaniti con la ripartenza, la domanda è minore in quasi tutti i settori». Compreso l'alimentare, «che durante il lockdown ha perso tutto il fatturato realizzato con bar e ristoranti: per recuperarlo ci vorrà tempo».
Essere al fianco delle attività manifatturiere e sostenere il made in Italy, attraverso percorsi di internazionalizzazione ed export, è indispensabile. Per il Viterbese il riferimento è al distretto ceramico di Civita Castellana, «eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo», dice Coccia. La Tuscia più di altri chiede regole più chiare, anche al Comune capoluogo: «L'economia cittadina è legata a doppio filo con l'edilizia, ma da un anno manca un atto che attui la legge regionale sulla rigenerazione urbana. Che si aspetta?». A breve diventerà legge e ci sarà l'occasione dell'ecobonus al 110%: servono le semplificazioni.
Per la Tuscia, inoltre, Unindustria ha pronto un progetto di sviluppo turistico: «Vogliamo confrontarci subito con tutte le istituzioni per discutere di un settore strategico, tra quelli che ha sofferto di più. Ma per portare turisti e sviluppo servono infrastrutture: non è più rinviabile il completamento della Orte Civitavecchia, peraltro già finanziato, e serve una linea ferroviaria veloce con Roma».
Servono misure che «possano garantire la sopravvivenza del nostro tessuto imprenditoriale e servono subito. Le Pmi nel Lazio rappresentano il 99% delle aziende e producono il 68% del Pil regionale. Quali strumenti? Il dialogo con la Regione è proficuo, ma rispetto a quelli messi in campo servirebbero interventi destinati a un segmento diverso di piccole e medie imprese, quelle più strutturate». Il riferimento è al bando con un massimale di 10mila euro di finanziamento a tasso zero per richiedente. «Strumento utile, certo, un po' farraginoso - rileva Coccia - ma non per tutte le tipologie di Pmi». Fondamentale per qualsiasi tipo di intervento è poi il fattore tempo, «perché la crisi è innegabile, non si può indugiare. La tempestività di erogazione degli interventi può determinare la sopravvivenza di molte realtà».
 
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