Deposito scorie nucleari nel Viterbese: la Provincia elenca le criticità alla Sogin

Deposito scorie nucleari nel Viterbese: la Provincia elenca le criticità alla Sogin
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Martedì 6 Luglio 2021, 11:08

«Come presidente mi prendo l'impegno di continuare a portare avanti l'attività di coordinamento con tutti i comuni, le associazioni e altri portatori d'interesse. Faremo sentire la voce del nostro territorio. Evidenzieremo con atti concreti nei prossimi passaggi della procedura, come al Seminario nazionale, la nostra contrarietà alla realizzazione dell'opera. Contrarietà già espressa attraverso una nostra delibera».

Così Pietro Nocchi, timoniere della Provincia, annuncia di aver inviato le osservazioni che concorrono a evitare che alcune aree della Tuscia possano ospitare lo stoccaggio dei rifiuti nucleari, così come previsto dalla procedura di consultazione pubblica promossa da Sogin, la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani. Le osservazioni puntano il dito, informa Nocchi, sulle «gravi incongruenze e problematicità derivanti dalla scelta dei 22 siti nel Viterbese - nei territori di Arlena, Canino, Corchiano, Gallese, Ischia di Castro, Montalto di Castro, Piansano, Soriano nel Cimino, Tarquinia, Tessennano, Tuscania - tale da determinare un'operazione così invasiva e distruttiva per il territorio».

Grazie a numerosi incontri con amministrazioni comunali e associazioni ambientaliste, il rapporto ha collazionato non poche criticità, anche di natura procedurale.

Per alcuni siti, per esempio, non è stata prodotta l'indagine istruttoria sulla base della quale sono stati selezionati i siti; non si comprende inoltre con quale selezione e verifica comparatistica si è andato a identificare un terzo delle aree della Tuscia; infine non è chiaro quali siano state nel concreto le valutazioni che hanno escluso altri Comuni presi in esame e sono state preferite le 22 aree. Non basta, in quanto sono state selezionate zone in cui ricadono aree naturali protette, distanza dai centri abitati, presenza di habitat e specie animali e vegetali di rilievo, produzioni agricole di qualità e tipicità.

In conclusione, rivela Nocchi, «nessuno dei 22 siti individuati ha le caratteristiche di idoneità così come richiesto in sede di verifica: in ciascuna di esse sono presenti peculiarità che farebbero escludere la loro qualificazione di sito idoneo e comunque, a oggi, ancora non si conosce la tipologia dell'infrastruttura». Adesso la battaglia sul vade retro scorie, si sposta in sede di Seminario nazionale promosso dalla stessa Sogin, al quale sono invitati a partecipare i portatori di interesse qualificati per approfondire gli aspetti tecnici relativi al deposito nazionale e Parco tecnologico.

La Provincia si avvarrà della collaborazione dell'avvocato Francesco Rosi, esperto di diritto ambientale.
 

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