Bottigliate, spaccio e degrado. Il quartiere di San Faustino a Viterbo torna nell’occhio del ciclone. E tornano alla ribalta vecchi problemi, mai del tutto risolti. E’ quasi un decennio che il quartiere del centro, a fasi alterne, balza alle cronache. E sempre per gli stessi episodi: risse tra comunità etniche diverse, microcriminalità legata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
L’ultimo è quello di appena tre giorni fa, quando un pregiudicato viterbese di 28enne e un bosniaco di 36 anni avrebbero affrontato un ragazzo dominicano colpendolo con il collo di una bottiglia. La violenta rissa sarebbe avvenuta proprio tra i vicoli del quartiere e ha attirato l’attenzione dei residenti, che hanno allertato le forze dell’ordine.
«Il nostro impegno sul quartiere - spiega il questore Giancarlo Sant’Elia - è massimo, ma ciò non toglie che possano verificarsi episodi come questi». San Faustino ha problemi che ciclicamente si ripetono e che spesso sfuggono ai controlli delle forze dell’ordine. «Lavoriamo molto sul centro storico - spiega ancora il questore - e non lo abbiamo perso d’occhio nemmeno durante la fase di restrizioni, dovuta alla pandemia. Lo teniamo, con l’ausilio delle altre forze dell’ordine, sotto controllo 24 ore su 24: noi siamo presenti due sere su tre, le Volanti si occupano del pattugliamento serale e notturno per evitare questi episodi, già da più di un mese.
Il reparto entrato in attività proprio giovedì scorso insieme alla stradale e alle Volanti della Questura. Controlli mirati e intensificati che non riescono sempre a fermare situazioni pronte a degenerare. Probabilmente perché la storia del quartiere di San Faustino non è così semplice da sanare. Perché se i controlli aiutano a non far esplodere la situazione, non possono far niente per aiutare un quartiere a rinascere.
A pacificare residenti storici e nuove comunità etniche che in quella porzione di città hanno creato piccole enclave. «Per rilanciare un quartiere - afferma ancora il questore - serve progetto integrato non basta la sola forza di polizia di prevenzione e repressione». Progetto integrato che dovrebbe essere declinato alle voci decoro urbano, servizi efficienti e pubblica illuminazione funzionante. Passi e passaggi che al momento il quartiere soffre. Così come soffrono le storiche attività e i residenti rimasti, sempre più esasperati.