Spaccio nel cuore di Bagnaia, i carabinieri: «Cocaina dagli albanesi nei locali»

Cocaina
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 12 Gennaio 2021, 07:00

Fiumi di cocaina per la Viterbo bene e pugno duro per gli esercenti che non chiudevano un occhio. Entra nel vivo il processo a un quarantenne albanese, considerato uno dei capi del sodalizio criminale che gestiva il traffico di stupefacenti nel capoluogo, accusato di estorsione, furto e spaccio.Il procedimento è una costola della famosa operazione “Sbiffi” che portò agli arresti diversi albanesi residenti nella frazione di Bagnaia e noti personaggi viterbesi. «Si tratta - ha spiegato l’ex comandante della stazione di Bagnaia - di un’indagine articolata che prende il via da una denuncia di furto in un piccolo bar».Nell’estate del 2014 vennero svuotate le macchinette del video poker e quelle cambia soldi di un esercizio pubblico. «Quando vennero i gestori a sporgere denuncia - ha spiegato in aula il maresciallo - abbiamo avviato le indagini. Era tutto molto strano, non c’erano segni di effrazione all’ingresso così decidemmo di visionare la video sorveglianza. Pochi giorni dopo il gestore ci raccontò di essere sotto scacco degli albanesi. Era vittima di estorsione».La testimonianza diede ufficialmente il via all’indagine che portò alla scoperta di un’immensa piazza di spaccio, gestita da un sodalizio di albanesi con a capo l’imputato quarantenne.«Grazie alle intercettazioni e alle osservazioni sul campo abbiamo accertato - ha spiegato ancora il maresciallo - almeno 50 cessioni di cocaina. Il modus operandi era sempre lo stesso.

Abbordavano gli acquirenti nei locali pubblici e poi li portavano a consumare nelle auto. Così le identificazioni erano più difficili». Un escamotage che non è bastato a garantirgli l’impunità. Non solo, le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce anche la base operativa.«Abbiamo scoperto - ha detto ancora - il luogo dove tagliavano e confezionavano le dosi. Era un casale ad Attigliano dove abbiamo sequestrato materiale».Il quarantenne albanese in questo processo è solo. Ma solamente perché la sua posizione è stata stralciate dalle altre. Nel processo portante compaiono nomi di molti degli albanesi legati a mafia viterbese. L’inchiesta, nata da un’intuizione dei carabinieri di Bagnaia, ha fatto venire a galla un’articolata rete di smercio: fiumi di cocaina tra la frazione e il capoluogo, con decine di assuntori segnalati alla prefettura, 70 grammi di cocaina e 2100 euro provento dello spaccio sequestrati in flagrante durante i controlli.Le indagini, partite nel luglio 2014, hanno avuto impulso da un caso di estorsione e furto. Un furto sospetto in un bar di Bagnaia, dove i ladri scassinarono le slot machine, in seguito al quale emerse che tre fratelli albanesi, tutti poi arrestati nell’operazione Sbiff, avrebbero ripetutamente minacciato uno dei soci, costringendolo a consegnare loro gli incassi del locale, disattivando le telecamere di videosorveglianza per agevolare la razzia. 

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