Scuola, il provveditore: «L'obbligo vaccinale? Meglio di no. Piuttosto investiamo sugli autobus»

Un bus Cotral
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Sabato 17 Luglio 2021, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 14:59

«Fino a che si può evitare l’obbligo, è un bene. Ma la mia è una opinione personale». La riapertura delle scuole è uno dei temi tra i più caldi di questa estate, come ammette il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale, Daniele Peroni. Sullo sfondo resta l’andamento della pandemia che influirà ancora una volta sul rientro. Ma in primo piano spicca innanzitutto il tema dei vaccini.

Il personale scolastico del Viterbese ha aderito alla campagna?
“Non abbiamo le percentuali ma sappiamo che siamo a un buon punto”.

Cosa pensa di un eventuale obbligo vaccinale?
“Credo che sia l’extrema ratio in una situazione drammatica. Ma attualmente, nonostante i casi stiano risalendo, non sono di una gravità tale da portare un aumento dei ricoveri o delle terapie intensive che, anzi, segnano una diminuzione. In una società democratica occorre piuttosto investire di più e meglio in comunicazione perché ogni cittadino sia messo nelle condizioni di scegliere cosa è meglio per sé e per gli altri”.

E gli alunni?
“Dobbiamo riuscire a convincerli, facendo comprendere le potenzialità di sottoporsi a una vaccinazione. Nella fascia d’età dai 12 anni in su aiuterebbe anche a creare una bolla intorno agli studenti più fragili che, per le loro condizioni di salute, il vaccino non possono farlo. Un’opera capillare di informazione che spetta ai medici e ai pediatri realizzare.

Quando si tratta dei nostri figli è normale richiedere maggiori garanzie: gli adulti scettici ormai sarà più complicato convincerli ma per i ragazzi dobbiamo essere in grado di capire bene se ci sono rischi e quali sono invece i benefici della vaccinazione”.

Le prospettive del rientro a scuola?
“Dobbiamo riuscire a iniziare l’anno senza chiuderlo più. In questi giorni stiamo sperimentando gli effetti deleteri delle chiusure sui dati Invalsi. Certo, nel Viterbese abbiamo tenuto meglio rispetto a territori quali la Campania o la Sicilia perché abbiamo chiuso meno, siamo stati più fortunati. Ma nella nostra provincia a risentire di più delle lezioni saltate sono state le superiori”.

E qui torna il problema dei trasporti, giusto?
“Non possiamo più permetterci di riaprire al 50% perché mancano i bus. Questo tema va affrontato subito. Occorre lavorare insieme per superare le criticità”.

Mancano una cinquantina di giorni al suono della campanella: il nodo del Cotral non avrebbe dovuto già essere risolto?
“Dobbiamo correre: sono due anni che lo dico. Regione ed enti locali ci stanno lavorando ma è il sistema Paese che deve intervenire, anche con le risorse del Recovery Fund”.

Se la sente di lanciare un appello?
“L’Italia non si può più permettere di chiudere le scuole. E Viterbo non fa eccezione”.

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