Viterbo, tagli sanità: centrale 118
accorpata con Rieti

Viterbo, tagli sanità: centrale 118 accorpata con Rieti
di Alessia Marani
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Giovedì 16 Gennaio 2014, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 14:19
VITERBO - A scorrere come il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, vuole riformare il servizio d’emergenza del 118 nel Lazio (il cosiddetto “programma 15”), sembra proprio che una sbirciata al “modello Viterbo” l’abbia data.



Ci sono tutti gli ingredienti: le ambulanze dei volontari, quelle dei privati, i dipendenti, le automediche pronte a raccordarsi con gli altri mezzi, l’eliambulanza. Tutte predisposte per intervenire a seconda dei livelli dell’emergenza. Insomma: niente ambulanze private “a spot”, per dirla in gergo, come quelle pronte a intervenire a pioggia su Roma quando i pronto soccorso della Capitale collassano; niente barelle del 118 “sequestrate” nelle corsie dei Dea (Dipartimenti d’emergenza e accettazione).



Ma ottimizzazione delle risorse (l’intervento di un equipaggio di volontari costa in media una settantina di euro), con una prima risposta immediata e la cure successive affidate ai camici bianchi e agli infermieri dell’Ares e della Asl. Gran parte dei medici e anestesisti in servizio sulle ambulanze sono gli stessi che poi su lavorano a Belcolle.



Si parlerà anche di questo nella riunione di oggi pomeriggio alle 15 in Regione: sono stati convocati i direttori generali e sanitari e i responsabili dei pronto soccorso e del 118 delle province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. Tutto ciò «al fine di contrastare il sovraffollamento dei ps/dea e di definire misure per superare le criticità evidenziate». Eppure per il “modello Viterbo”, anziché un plauso, si prospetta una pillola amara. Già contenuta nel decreto 480 firmato il 6 dicembre 2013 da Zingaretti sulla «Definitiva adozione dei programmi operativi 2013-2015 a salvaguardia degli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi della Regione».



In pratica si prospetta l’accorpamento delle centrali operative 118 di Viterbo e Rieti. E l’Ipotesi più accreditata è proprio quella che a traslocare sia la sala operativa di viale Raniero Capocci, alla volta della Sabina. Insomma, il “modello Viterbo” sarebbe rivisto da capo e messo in discussione e, con non poche difficoltà logistiche, da parte del personale sanitario di Viterbo.



Una rivoluzione a metà, per dirla tutta. Visto che l’Unione europea dal 2009 caldeggia l’istituzione di una centrale unica “112” che raccolga le chiamate a tutte le forze dell’ordine e del soccorso (l’Italia paga milioni di euro di multa da allora per non avere rispettato l’impegno) e anche il Lazio presto dovrà adeguarsi.



Dunque creare ora ex-novo nuove centrali operative (nel piano c’è pure l’accorpamento di Frosinone-Latina) che poi andranno a frapporsi con il 112 unico, rischia d’essere non solo dispendioso, ma inutile.
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