Prof sculaccia studentessa: nessuna violenza sessuale, ma solo eccessiva correzione

Il Tribunale di Viterbo
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Mercoledì 7 Ottobre 2020, 07:05
Quei tre ceffoni sul sedere erano punitivi. Nessuna violenza sessuale. Il collegio del tribunale di Viterbo ieri mattina ha assolto un professore di un istituto professionale della provincia, trascinato a processo da una studentessa.

Nel 2017,. dopo una turbolenta lezione, una 15enne denunciò il suo docente sessantenne per averle dato tre schiaffi sul sedere durante l’ora di ginnastica. Per l’accusa nessun dubbio: quei tre schiaffi rientravano nella violenza sessuale. E per il professore della Tuscia iniziò un calvario. Prima l’indagine, poi il preliminare e infine il dibattimento.

Secondo la giurisprudenza colpire, toccare o strofinare sulle parte intime è un inequivocabile segno di violenza sessuale. Ma qualcosa nel dibattimento davanti al Collegio presieduto dalla giudice Silvia Mattei (a latere Elisabetta Massini e Giacomo Autizi) ha fatto cambiare direzione a una strada che sembrava già segnata.

Durante la lezione “incriminata” il professore decise di sculacciare la studentessa dopo averle provate tutte per riportare la classe, e la stessa ragazza, alla calma. Ma nessuno sembrava ascoltarlo, anzi più si sgolava e più la situazione peggiorava. Sculacciare la studentessa indisciplinata per il professore sarebbe stato l’unico modo per uscirne. Per ristabilire un ordine che sembrava perso.

Quella lezione, probabilmente dura, secondo il collegio non aveva niente a che fare con la violenza sessuale. Durante il dibattimento, infatti, è stato di fatto escluso qualsiasi atteggiamento di tipo sessuale. E l’imputato, assistito dall’avvocato Giovanni Labate, è stato completamente assolto dal reato, e condannato a 2 mesi per abuso dei mezzi di correzione. In tutto questo, però, non c’era nessuna finalità sessuale. Come ribadito dallo stesso avvocato durante la discussione in aula.

Il pubblico ministero, Eliana Dolce, ha invece chiesto che l’imputato fosse condannato a 2 anni di reclusione. Un lungo pianto del prof sessantenne ha accompagnato la lettura della sentenza. Come un incubo che finisce. L’uomo durante questi tre anni di procedimento, per evitare qualsiasi tipo di problema, ha deciso di lasciare l’insegnamento per l’attività amministrativa.
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