Caso Palamara, azioni disciplinare anche per il procuratore capo Auriemma

Il procuratore capo Paolo Auriemma
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Venerdì 20 Novembre 2020, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 18:15

Caso Palamara, azioni disciplinari anche per il procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemma. Sono 27 i magistrati per i quali la Procura generale ha già esercitato l'azione disciplinare per i fatti emersi da chat e intercettazioni relative al caso Palamara.

«Ho fornito linee guida - ha detto il Pg della Cassazione, Giovanni Salvi, parlando al Csm - per fare chiarezza su quali siano e quali no i comportamenti disciplinarmente rilevanti. Ho ricevuto anche critiche, ma questo è il momento di assumersi le proprie responsabilità". Il procuratore Salvi avrebbe aperto un procedimento disciplinare per il procuratore Auriemma perché avrebbe interloquito con Palamara, esprimendo il proprio assenso o dissenso sulle pratiche del Csm in grado di avere ripercussioni sulla sua campagna elettorale.
Procedimenti disciplinari anche per tre ex consiglieri del Csm (oltre a Marco Mancinetti che si è dimesso a settembre), e due presidenti di tribunali.

A pubblicare i loro nomi come destinatari di alcune delle 16 azioni disciplinari, promosse dopo le 11 sfociate in giudizi davanti al Csm, è il sito on line dell’Espresso. Il procuratore generale per 11 magistrati ha già chiesto il giudizio.

Per gli altri 16 ha invece inviato le contestazioni e a breve deciderà se chiedere il giudizio di fronte alla commissione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. 

Agli atti del pg Salvi tutte le intercettazioni che avrebbero inchiodato Luca Palamara e messo in una posizione scomoda tutti gli altri, rivelando retroscena su candidature, nomi da spingere o da cancellare. Dalle chat e dalle intercettazioni emergerebbe sistema rodato che coinvolgeva tutte le correnti dei magistrati in guerre trasversali. 

Palamara è stato radiato dalla magistratura il 9 ottobre scorso. La decisione è stata presa dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, che ha accolto la richiesta della Procura generale della Cassazione, condannando l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati alla massima sanzione prevista.

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