Viterbo, la "strana morte" di Attilio Manca
dieci anni di battaglie e misteri

Viterbo, la "strana morte" di Attilio Manca dieci anni di battaglie e misteri
di Alessia Marani
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Mercoledì 12 Febbraio 2014, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 13:17
VITERBO - Palermo non dimentica Attilio Manca, Dieci anni di Attilio, ci Manca. Giustizia ci Manca.

Undici febbraio 2004: dieci anni fa veniva rinvenuto morto, ucciso secondo le indagini di polizia e Procura da un mix letale di droga e tranquillanti, Attilio Manca. Il giovane urologo di Belcolle, originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), viveva alla Grotticella. Per gli inquirenti un suicidio, per i familiari un omicidio di mafia perché Attilio - lo ripetono senza sosta - è stato testimone scomodo della latitanza del boss dei boss, Bernardo Provenzano. Viterbo ha archiviato per ben quattro volte il suo caso: «Mai emersi elementi concreti del collegamento tra la morte di Manca e la pista mafiosa», ha chiarito più volte la Procura che regge il punto. Al tribunale resta un’unica imputata, una romana accusata di avere ceduto l’eroina al medico.



Martedì in Sicilia manifestazioni e incontri per l’anniversario della «strana morte» di Attilio. Come è stata ribattezzata in questi anni. «E se Attilio fosse tuo fratello?», questo il refrain e il titolo di un trailer per non dimenticarlo. Nel suo paese a ricordarlo c’era l’Anaam, l’Associazione nazionale amici di Attilio Manca: nel pomeriggio una messa celebrata da don Marcello Cozzi, vice presidente di Libera, quindi la presentazione del libro del giornalista Luciano Mirone “Un suicidio di mafia. La strana morte di Attilio Manca. Un giovane luminare della chirurgia, un boss latitante Bernardo Provenzano. Un asse corre tra Viterbo e la Sicilia”.



Per Mirone quello di Manca è un «caso pieno di buchi neri». Punta l’attenzione sugli ultimi elementi venuti fuori dopo che i Manca hanno affidato la loro difesa, oltre che all’avvocato Fabio Repici, all’ex pm antimafia Antonio Ingroia, che ha preso il caso a cuore. Ovvero le foto del volto coperto di sangue col setto nasale spaccato di Attilio, scattate alla sua morte. E il foglio di servizio di Belcolle, che indica che tra il 22 ottobre e il 4 novembre 2003 (i giorni in cui Provenzano fu operato alla prostata a Marsiglia) Manca, sebbene in servizio, aveva goduto di giorni di riposo. Infine: un esame tricologico a sostegno del suicidio non trovato agli atti. E, secondo i Manca, urge ancora di più un’ispezione del ministero della Giustizia al Riello. Tanti gli attestati di solidarietà a mamma Angela, papà Gino e al fratello Gianluca. La battaglia continua.
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