Opere d'arte rubate in chiesa e ritrovate in una casa d'aste, a processo coppia di ricettatori

Il monastero di San'Angelo a Vetralla
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Novembre 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 13:51

Erano in bella mostra in un’esposizione, pronti per essere battuti all’asta. Ma quei due quadri, che centinaia di fedeli della Tuscia avevano ammirato per lungo tempo, sono stati presto riconosciuti. A novembre del 2002 un gruppo di ladri entrò nel monastero di Sant’Angelo trafugando due preziosi dipinti raffiguranti “San Michele Arcangelo” e la “Madonna con Bambino”, del pittore Tommaso Conca, importante figura artistica del XVIII secolo.

I quadri riapparve solo nel 2016, esposti in una casa d’asta di Vignanello. Difficile non notarli anche se sarebbero stati sapientemente camuffati. I visitatori allertarono subito i carabinieri della stazione di Vetralla, che si erano occupati del furto. E questi chiamarono il Nucleo tutela dei beni culturali. Dopo una serie di incroci e documenti, forniti anche dell’amministratore della casa d’asta, i militari risalirono a una coppia di romani che aveva messo in vendita le opere d’arte.

Marito e moglie sono oggi a processo per ricettazione davanti al giudice Roberto Colonnello. «Il 2 dicembre del 2016 - ha raccontato in aula il carabiniere della Tutela dei beni culturali -, dopo la segnalazione, ci siamo recati nella casa d’asta e abbiamo trovato le due opere d’arte e tanto altre materiale. Almeno altri 5 dipendi che negli anni era stati rubate in diverse abitazioni a Roma.

Grazie alla documentazione siamo risaliti alla coppia oggi imputata. E qualche giorno dopo siamo andati a perquisire la loro casa. Nel laboratorio del marito, si tratta di un restauratore, abbiamo fatti altri sequestri importanti».

Testimone del processo anche l’amministratore della casa d’aste. «Sono stato contatto per realizzare un’esposizione - ha spiegato - c’erano opere molto pregiate e per questo le abbiamo pubblicizzate molto. Facemmo 3mila depliant per attirare possibili compratori». L’enorme pubblicità però non portò solo acquirenti ma anche le forze dell’ordine. Tra le opere messe in vendita c’erano anche due quadri fiamminghi battuti per appena 800 e 1.400 euro.

«Ho restituito i soldi - ha detto ancora l’amministratore - ai compratori che si erano aggiudicati le opere che poi sono state sequestrate dai carabinieri». A sfilare come testimoni anche tutti i proprietari che tra il 2002 e il 2008 hanno subito i furti dei quadri preziosi ritrovati. Tra loro anche padre Francesco del monastero di Sant’Angelo. «Conoscevo così bene quei quadri - ha spiegato - che quando li ho visto non ho esitato un attimo a riconoscerli. Erano molto noti i fedeli quando entravano si fermavano sempre per ammirarli. Ora ci sono stati restituiti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA