«Si sono rivolti alla mafia per sbloccare situazioni, sicuri di chi avevano di fronte». Sono dure e precise le parole del pm Fabrizio Tucci che, ieri mattina, ha concluso la lunga requisitoria del processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Imputati due imprenditori viterbesi, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci, e il romeno Pavel Ionel.
Il magistrato ha chiesto severe condanne: 9 anni e 9 mesi per Pavel; 7 anni e mezzo per gli imprenditori. La richiesta pena è arrivata però dopo 10 ore di requisitoria. Le prime 5 dedicate a Pecci nella scorsa udienza, l’altra parte ieri mattina. Emanuele Erasmi, Manuel Pecci e Pavel Ionel sono gli unici tre indagati che hanno affrontato il processo con rito ordinario, dopo i 13 arresti dell’operazione Erostrato. Operazione che ha portato alla luce il sodalizio mafioso, capeggiato mafioso di Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi: i due già condannati, in primo e secondo grado con la maggior parte dei sodali, per associazione a delinquere di stampo mafioso.
I tre sono gli unici a non essere stati considerati membri della banda. Erasmi, imprenditore di Bagnaia, avrebbe chiesto l’auto della banda per recuperare un credito; è assistito dall’avvocato Giuliano Migliorati. Pecci, trentenne viterbese con un’attività nel settore estetica - assistito dagli avvocati Fausto Barili e Carlo Taormina - avrebbe chiesto l’intercessione di Trovato per risolvere un problema sorto nel suo salone di bellezza con un cliente. L’ultima posizione è quella di Ionel, unico romeno tra gli imputati. Il 38enne, difeso da Michele Ranucci, è accusato di danneggiamenti, tentato furto ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
«La forza del gruppo mafioso - ha spiegato il pm Tucci - si vede lampante con le vittime che cedono subito, davanti al peso criminale degli uomini che hanno di fronte.
Punto focale la posizione dell’imprenditore di Bagnaia, Erasmi. «Con lui - spiega Tucci - la giustizia civile aveva fallito, il suo credito perso. Così si rivolge a Trovato ed è lui stesso a spiegarlo: “Se non facevo così sti soldi non li vedevo”. Il metodo mafioso utilizzato è chiaro e oggettivo. Trovato si presenta, apparentemente come risolutore, proferisce poche chiare parole. Il messaggio però è di quelli che non si confondono: non a caso prima va dalla polizia poi paga. Erasmi, a lavoro finito, è talmente soddisfatto che si offre come promoter e dice che può spargere la voce».
Discorso diverso quello del pm per Ionel. Per lui la richiesta pena più dura: «Era molto vicino a Ismail Rebeshi - ha affermato - come un suo dipendente. Ma in quanto romeno non era organico al gruppo, come i capi lo hanno definito per una banda di calabresi e albanesi. Era ritenuto poco affidabile, ma questo non significa che non abbia avuto un ruolo in più situazioni. Come quella dell’attentato a un carabiniere».