Estorsione con metodo mafioso, chiesti 7 anni per gli imprenditori Pecci ed Erasmi, 9 per Pavel Ionel

Pavel Ionel
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Sabato 5 Febbraio 2022, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 19:10

«Si sono rivolti alla mafia per sbloccare situazioni, sicuri di chi avevano di fronte». Sono dure e precise le parole del pm Fabrizio Tucci che, ieri mattina, ha concluso la lunga requisitoria del processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Imputati due imprenditori viterbesi, Emanuele Erasmi e Manuel Pecci, e il romeno Pavel Ionel. 

Il magistrato ha chiesto severe condanne: 9 anni e 9 mesi per Pavel; 7 anni e mezzo per gli imprenditori. La richiesta pena è arrivata però dopo 10 ore di requisitoria. Le prime 5 dedicate a Pecci nella scorsa udienza, l’altra parte ieri mattina. Emanuele Erasmi, Manuel Pecci e Pavel Ionel sono gli unici tre indagati che hanno affrontato il processo con rito ordinario, dopo i 13 arresti dell’operazione Erostrato. Operazione che ha portato alla luce il sodalizio mafioso, capeggiato mafioso di Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi: i due già condannati, in primo e secondo grado con la maggior parte dei sodali, per associazione a delinquere di stampo mafioso. 

I tre sono gli unici a non essere stati considerati membri della banda. Erasmi, imprenditore di Bagnaia, avrebbe chiesto l’auto della banda per recuperare un credito; è assistito dall’avvocato Giuliano Migliorati. Pecci, trentenne viterbese con un’attività nel settore estetica - assistito dagli avvocati Fausto Barili e Carlo Taormina - avrebbe chiesto l’intercessione di Trovato per risolvere un problema sorto nel suo salone di bellezza con un cliente. L’ultima posizione è quella di Ionel, unico romeno tra gli imputati. Il 38enne, difeso da Michele Ranucci, è accusato di danneggiamenti, tentato furto ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

«La forza del gruppo mafioso - ha spiegato il pm Tucci - si vede lampante con le vittime che cedono subito, davanti al peso criminale degli uomini che hanno di fronte.

E questo accade con il creditore di Erasmi e con il cliente di Pecci. Anche perché le vittime sanno chi hanno davanti, sanno che se non cedono arriva l’escalation di violenza con metodi delle mafie tradizionali».

Punto focale la posizione dell’imprenditore di Bagnaia, Erasmi. «Con lui - spiega Tucci - la giustizia civile aveva fallito, il suo credito perso. Così si rivolge a Trovato ed è lui stesso a spiegarlo: “Se non facevo così sti soldi non li vedevo”. Il metodo mafioso utilizzato è chiaro e oggettivo. Trovato si presenta, apparentemente come risolutore, proferisce poche chiare parole. Il messaggio però è di quelli che non si confondono: non a caso prima va dalla polizia poi paga. Erasmi, a lavoro finito, è talmente soddisfatto che si offre come promoter e dice che può spargere la voce».

Discorso diverso quello del pm per Ionel. Per lui la richiesta pena più dura: «Era molto vicino a Ismail Rebeshi - ha affermato - come un suo dipendente. Ma in quanto romeno non era organico al gruppo, come i capi lo hanno definito per una banda di calabresi e albanesi. Era ritenuto poco affidabile, ma questo non significa che non abbia avuto un ruolo in più situazioni. Come quella dell’attentato a un carabiniere».

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