Pestaggi a Mammagialla, il garante dei detenuti già ascoltato a Perugia: «Sia fatta luce su ogni episodio»

Anastasia nell'intervento al consiglio comunale
di Massimo Chiaravalli
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Domenica 29 Maggio 2022, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 16:06

«Mi auguro che sia fatta piena luce su ogni episodio di pestaggio denunciato». E’ partito tutto da lui, da Stefano Anastasia (nella foto durante un consiglio comunale a Viterbo), il garante dei detenuti. Tanto da essere «parzialmente informato dei fatti» poiché già ascoltato. Eccoli, i fatti: il gip del tribunale di Perugia, Valerio D’Andria, ha ordinato al pm di aprire un fascicolo per rifiuto di atti d’ufficio. Nel mirino c’è la Procura di Viterbo, sulla vicenda nata dal caso del ventenne egiziano Hassan Sharaf, morto suicida a Mammagialla il 30 luglio del 2018.

Pestaggi a Mammagialla, il Tribunale di Perugia ordina indagini sulla Procura viterbese

A Perugia vogliono vederci chiaro: nella denuncia presentata dagli avvocati Giacomo Barelli e Michele Andreano sono infatti riportati diversi casi di pestaggi ai danni del giovane, oltre a quelli sollevati dal garante. Violenze su cui c’è da approfondire, cosa che a Viterbo non è avvenuta. «Sapevo che erano in corso accertamenti – dice Anastasia - perché sono stato convocato dalla Procura generale di Perugia, che mi ha chiesto informazioni sugli esposti. La sollecitazione del gip a svolgere attività investigative? Mi sembra giusta e importante, perché nulla di quello che accade all’interno di un istituto penitenziario deve rimanere nell’ombra e incerto».

Il garante ha registrato i fatti e li ha segnalati alla Procura. «Sono denunce di maltrattamenti su alcuni detenuti – continua - parliamo di cose di quattro anni fa.

A seguito del procedimento su Hassan Sharaf il gip ha escluso una responsabilità penale a carico di un magistrato (Franco Pacifici, ndr), va sottolineato, ma allo stesso tempo ha detto che i fatti rappresentati meritano di essere verificati». Di quanti si tratta? «Mi pare siano 8 nell’arco di un anno e mezzo, 2018 e inizio 2019». Non sono pochi, ma «ognuno è un caso a sé. Se la frequenza sia perché sono accaduti o perché in quel periodo i detenuti sono stati più solleciti a denunciare non lo so».

Il ragazzo egiziano a marzo 2018 sosteneva di essere stato maltrattato e diceva di aver paura di morire, a luglio è stato trovato impiccato in cella di isolamento alle sbarre della finestra. «C’è anche una relazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura che, a seguito di una visita al carcere di Viterbo, ha segnalato al governo di aver ricevuto numerose denunce di maltrattamenti nei confronti di detenuti. Lo stesso comitato le giudica credibili. Sharaf e il suo compagno di stanza denunciavano le stesse cose».

Cosa auspica che accada ora? «Che su ognuno di questi casi, in particolare quelli più gravi come per Hassan Sharaf, si faccia piena luce. Mi auguro che da parte della magistratura viterbese e laziale, nel caso della Procura generale, ci sia la giusta attenzione. Perché la legittimazione dello Stato all’esercizio della pena detentiva si fonda sulla massima correttezza e il massimo rispetto dele persone detenute. Alla magistratura inquirente e a quella giudicante è riservato questo onere, che tutto sia fatto nel migliore dei modi - conclude Anastasia - assicurando la massima chiarezza sugli episodi denunciati».

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