Il Pd viterbese regola i conti interni: “Tutti infetti". Una battaglia politica anche a colpi di coronavirus

Il Pd viterbese regola i conti interni: “Tutti infetti". Una battaglia politica anche a colpi di coronavirus
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Giovedì 15 Ottobre 2020, 20:08 - Ultimo aggiornamento: 20:11

Il Partito democratico viterbese alle prese con l’ennesimo scontro interno. Ma come stavolta mai si era arrivati a una scenata oltre le righe, con “l’evocazione” del contagio da coronavirus.

Il fatto è noto. La segretaria provinciale dem Manuela Benedetti lunedì scorso ha informato di essere positiva al Covid e si è sottoposta a quarantena dopo aver informato, da prassi, i contatti e la Asl. Comprensibile la preoccupazione tra colleghi di lavoro, parenti e amici e compagni di partito. Soprattutto questi ultimi: tutti avevano partecipato a una riunione interna col segretario regionale in Provincia, lo scorso 8 ottobre. Il massimo dell’allarme è scattato però tra chi a quell’incontro non c’era: la minoranza interna dem dell’area popolare-fioroniana che non ha votato la Benedetti all’ultimo congresso. Perché?

E’ bastato leggere il puntuale articolo dell’organo ufficiale del gruppo, subito dopo l’annuncio: “Coronavirus, Benedetti positiva. Il direttivo provinciale del Pd rischia la quarantena”. Più che un titolo un auspicio, una speranza: che il virus cacciasse in casa tutti i dirigenti dem. Spiegando infatti che “nei protocolli sanitari, la prassi è chiara: le persone che sono state a contatto con un contagiato vanno in quarantena”.

L’agognata quarantena avrebbe così annullato la riunione di oggi a Civita Castellana, per l’ultima puntata del duello: deve essere deciso chi sarà il capogruppo Pd al consiglio comunale, posto ambito dall’esponente locale dell’area pop-fior.

Proprio a Civita, dove è stato ormai cristallizzato il fallimento di una dirigenza pd divisa e lontana anni luce da chi ancora va a votare.

Ieri il Pd viterbese ha spedito un comunicato per rimarcare di aver osservato, quel giorno in Provincia, “un’attenzione scrupolosa per tutelare le condizioni di salute dei singoli e la riservatezza di ciascuno”. Stigmatizzando “il modo superficiale con cui vengono rese pubbliche ricostruzioni su cui non è stata accertata la verità”. E’ possibile, e qui sta il punto non più politico ma ormai etico, fare il tifo “di fronte a un’emergenza così seria sulla quale è facilissimo procurare allarmi ingiustificati, che generano paura e insicurezza”?. Evidentemente sì.

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