«Per l'Italia – spiega il rettore dell’Università degli studi della Tuscia, Stefano Ubertini - le indagini sono state condotte su un campione di cittadini di Roma, con il coordinamento scientifico di Goffredo Filibeck, ricercatore di Botanica ambientale del Dafne (dipartimento di scienze agrarie e forestali), grazie alla collaborazione sul campo di un gruppo di studenti Unitus che, appositamente preparati, hanno intervistato alcune centinaia di frequentatori dei parchi urbani della capitale».
Quali risultati? «Lo studio - precisa Filibeck - ha evidenziato come, in generale, i cittadini europei siano favorevoli a forme di gestione del verde urbano che consentano di ospitare specie selvatiche di piante e animali (ad esempio, lasciar crescere fiori selvatici, che a loro volta sostengono la biodiversità degli insetti), purché vengano ascoltate le loro esigenze in materia di aspetto "ordinato" degli spazi pubblici».
Il “disordine”, vale a dire la presenza di spazi verdi lasciati allo stato "selvatico", incontra invece maggior favore tra i giovani e fra le persone più consapevoli dei problemi ecologici, o nei Paesi Centro-europei, dove c'è una maggiore tradizione di educazione all'ambiente.
«Lo studio – conclude Filibeck – rivela l'importanza di una più capillare azione di informazione al pubblico sull'importanza della biodiversità in città, e la necessità di tenere conto del disagio che molte persone provano, specialmente nei Paesi Mediterranei, di fronte a spazi verdi non rispondenti alle classiche aspettative sui parchi urbani». Per una lettura dell’articolo originale: https://conbio.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/conl.12718).
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