Minore pachistana ha denunciato i genitori: «Picchiata e obbligata a mettere il burqa»

Carabinieri
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 17 Novembre 2022, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 19:39

«Mi picchiavano con un frustino e mi obbligavano a mettere il burqa, per questo ho chiamato i carabinieri e ho denunciato i miei genitori». Arriva in aula il racconto di una ragazza minorenne che due anni fa chiese aiuto alla forze dell’ordine perché non riusciva più a sopportare le costrizioni messe in atto dai suoi genitori.

La ragazza, allora 14enne, vive in un comune della provincia di Viterbo e la sua famiglia è di origine pakistana. Madre e patrigno sono imputati davanti al collegio del Tribunale di Viterbo per maltrattamenti in famiglia. «Il 22 luglio del 2020 dopo averli denunciati sono stata trasferita in una struttura e mi è stato dato un tutore - ha spiegato la ragazza -, dopo aver trascorso due anni lontano dalla famiglia il primo settembre scorso sono tornata a casa. Adesso le cose vanno meglio».

L’adolescente, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata costretta a indossare il velo anche se non voleva saperne nulla e le sarebbe state inflitte punizioni fisiche. «Stavo diventando più grande quindi per loro dovevo iniziare a indossare anche il burqa. Era tutto molto pesante in quel periodo anche perché mi picchiavano con un frustino sulle braccia e sulle gambe. Lo facevano se sbagliavo a leggere i versetti del Corano, o comunque facevo qualcosa che a loro non andava bene. A volte mi minacciavano se non mi comportavo come dicevano loro. Mia madre mi diceva che avrebbe avvisato mio padre che poi mi avrebbe spezzato le ossa. So che si comportavano così non perché volevano farmi violenza ma perché quello era il loro modo di educare, dettato da motivi religiosi e culturali».

La ragazza ha poi: «Non era cattiveria, ora che mi sono allontanata - ha aggiunto - ho potuto vedere le cose in maniera diversa.

Ho capito che non volevano farmi frequentare i miei amici perché avevano paura potessero influenzarmi». Ma non per questo ha deciso di accettarla. La ragazza ieri mattina in aula si è mostrata sicura di sé e tranquilla. Non ha ritirato le accuse ma ha spiegato ogni situazione.

«Da quanto sono tornata a casa il rapporto con i miei genitori è cambiato molto - ha sottolineato - adesso sto bene e abbiamo recuperato. All’inizio di settembre è stato faticoso riallacciare i legami ma ora va meglio. Sono cresciuta anche io e loro stanno accettando la situazione». La ragazza durante la sua adolescenza sarebbe stata picchiata più volte con un frustino fatto con dei rami di palma essiccati e intrecciati insieme.

«Mi picchiavano sulle mani o sulle gambe ma non mi hanno mai lasciato dei lividi evidenti - ha spiegato - solo dei rossori. Però faceva male e le loro minacce mi incutevano terrore. Ora credo che non fossero reali quelle parole, non penso mio padre mi avrebbe davvero spezzato le ossa». Alla prossima udienza saranno ascoltati gli educatori del centro dove la ragazza ha trascorso due anni e gli assistenti sociali. Si torna in aula il primo febbraio.

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