Omicidio di Daniele Barchi, la famiglia si oppone all’archiviazione della fidanzata dell’assassino. Ieri mattina davanti al gip del Tribunale di Viterbo i familiari della vittima hanno chiesto al giudice di prolungare le indagini, di ascoltare di nuovo alcuni vicini e soprattutto di non archiviare la posizione di Azzurra Cerretani.
La ventenne viterbese era la compagna di Stefano Pavani, il trentenne originario di Corchiano condannato a 15 anni di carcere per l’omicidio di Daniele Barchi. Il quarantenne fu trovato trucidato il 22 maggio 2018 nel suo piccolo appartamento in via Fontanella del Suffragio. A ucciderlo a mani nude la folle rabbia di Pavani, che da alcuni giorni viveva a casa sua.
In quella casa la sera dell’omicidio ci sarebbe stata anche Azzurra Cerretani, inizialmente indagata per omicidio volontario in concorso e difesa dall’avvocato Fausto Barili. Nei mesi scorsi la Procura ha chiesto per Cerretani l’archiviazione, probabilmente perché non prese parte alla brutale mattanza. All’archiviazione però si è opposta fermamente la famiglia Barchi, che già dal giorno della sentenza aveva giurato di bussare a tutte le porte per ottenere giustizia per quel figlio martoriato.
«Lo hanno ucciso - dissero il giorno della sentenza davanti alla porta dell’aula - perché lui li aveva mandati fuori di casa.
Il massacro di Barchi avvenne in pieno centro storico. La notte tra il 21 e il 22 maggio la squadra mobile trovò il cadavere del 42enne di Gaeta da tempo residente a Viterbo. Il corpo era martoriato: costole rotte, visto tumefatto e zigomi spaccati. Le indagini si indirizzarono subito su Pavani. A portare gli inquirenti sulla tracce dell’assassino fu proprio Cerretani. Fu lei che raccontò tutto alla polizia.