Emergenza occupazione giovanile, Mannino (Cisl): «La politica dorme da 20 anni»

Emergenza occupazione giovanile, Mannino (Cisl): «La politica dorme da 20 anni»
di Luca Telli
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Sabato 11 Settembre 2021, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 14:45

Non è sorpreso dei dati sull’occupazione giovanile che piazzano il viterbese all’ultimo posto nel Lazio il segretario delle Cisl, Fortunato Mannino, «Perché – spiega – si sta concretizzando quello che da anni andiamo ripetendo». 

«Se sia il punto di non ritorno o meno – continua -, dipenderà solo dai prossimi provvedimenti», per i quali l’invito non è solo fare presto, ma fare bene. Il dito, Mannino lo punta infatti contro la politica diventata silente davanti al tema, la stessa spogliata di qualsiasi casacca, «che da 20 anni non decide o che, se lo fa, interviene con misure tampone e totalmente inadeguate». 

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Per tutti cita il progetto ‘Garanzia giovani’, promosso dalla Regione Lazio e finanziata dal Fondo Sociale Europeo per favorire l’inserimento occupazionale di giovani disoccupati: «un esperimento che nasce con le migliori intenzioni ma solo raramente ha portato frutti stabili; nella realtà, infatti, rischia di agire in danno ai ragazzi».

Danni che si quantificano in ore suppletive non pagate nella speranza del rinnovo di un contratto che, spesso, non arriva; «Abbastanza – aggiunge Mannino – per spegnere la filastrocca, diventata ormai proverbio, dei giovani oziosi e impigriti nel cercare un’occupazione da una necessità che manca». «Chi parla così, chi scarica le colpe addosso ai giovani, probabilmente non si è mai fermato a parlarci né ha fatto lo sforzo di mettersi dall’altra parte – continua Mannino -.

Se decidono di non accettare un lavoro è perché non garantisce la giusta retribuzione né la tutela dei diritti che appartengono a ogni lavoratore. Individuare un responsabile è molto più facile che sforzarsi di trovare una soluzione». 

Soluzione avvolta in fumosi disegni che spingono tanti under 30 a scappare «stanchi di mendicare un lavoro», una rumorosa diaspora che contribuisce al disfacimento del tessuto sociale ed economico della provincia. La possibilità di un riscatto occupazionale, di una ripresa che assottigli il gap tra la Tuscia e le aree più sane, non è una chimera.

«Certo, non c’è qual numero di industrie in grado di offrire un via d’uscita rapida, ma il territorio ha le armi per farcela senza snaturarsi – conclude Mannino -. I primi passi potrebbero partire da investimenti su agricoltura e turismo».

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