Occupazione e calo demografico nella Tuscia, nel 2030 quasi 13mila lavoratori in meno. I rischi per l'economia

Occupazione e calo demografico nella Tuscia, nel 2030 quasi 13mila lavoratori in meno. I rischi per l'economia
di Luca Telli
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Mercoledì 20 Luglio 2022, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Crollo demografico e lavoro, da qui al 2030 la Tuscia potrebbe perdere fino al 6,6 per cento degli «occupabili» tra i 15 e i 64 anni, ben oltre il -5,6 della media nazionale. Una voragine che sale al 7,9 per cento tra i 30 ed i 64 anni e decresce, invece, fino a meno 2 per cento tra i 15 ed i 29 sulla spinta dei flussi migratori insufficienti, comunque, a soddisfare la domanda. In totale 12.861 le unità in meno.

 A fornire i numeri è un’elaborazione pubblicata sul Sole24ore sulle previsioni demografiche sperimentali di Istat che, quest’anno per la prima volta, ha pubblicato i dati al 2030 su base provinciale. Nella classifica dominata delle province del Sud, primo posto per Enna con un crollo di occupabili stimato al 13,6 per cento, la Tuscia si colloca nella zona rossa e terza provincia del Lazio. Secondo il report tra 8 anni la provincia di Roma sarà quella in grado di limitare di più i danni (-3,7 per cento), seguita da Latina (-4,3), Viterbo, Frosinone (-7,9) e Rieti (-8,2).

I dati stupiscono fino ad un certo punto. Dal 2014, seguendo un trend consolidato in tutta Italia con pochissime eccezioni, la Tuscia è entrata in una fase di decrescita ed invecchiamento continuo. Tra il 2011 e il 2019 il numero di bambini nella fascia di età sotto i 4 anni è infatti passato da 13.143 a 10.585, mentre quello dei residenti di età compresa tra i 55 e i 59 anni è salito da 20.977 a quota 24 mila; poi da 17mila a 19mila per la fascia tra i 65 e i 69 anni.

Quanto ai residenti: dai 322mila abitanti del 2013 il Viterbese è sceso ai 307.922 dell’ultimo rapporto (primo gennaio 2022), con una parabola negativa che potrebbe scendere fino a 295mila unità nel 2030. Gli effetti del crollo demografico avranno un duplice effetto: da una parte quello scontato dello spopolamento del territorio, dall’altra uno ancora più preoccupante sull’economia. «Pubblica amministrazione e aziende - che spesso negli ultimi anni hanno anche adottato il blocco delle assunzioni - dovranno presto fare i conti con problemi strutturali», si legge nel rapporto.

Sotto pressione rischia di finire la manifattura, comparto economico di cui l’ultimo rapporto della Camera di Commercio, presentato meno di due settimane fa, ha già messo in luce crepe e rallentamento.

E, in progressione, tutti i settori già per altro piuttosto vulnerabili. Nell’anno della ripresa post Covid infatti il Virerbese è stata la provincia che per pil, export, ricchezza pro capite è cresciuta di meno. Nel 2021 il prodotto interno lordo del Lazio è aumentato del 6,3 per cento, a Viterbo del 4; l’export si è fermato al 10,8 per cento contro il 18 del media nazionale, la ricchezza pro capite è ferma a 19mila euro, contro i 25 della media italiana.

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