«Il giardino della solidarietà un esempio di vita sociale riuscito». La ministra Marta Cartabia arriva a Viterbo per l’inaugurazione del progetto di riqualificazione dell’area verde del Palazzo di giustizia del capoluogo. «Questo giardino - ha affermato la ministra della Giustizia - è uno splendido esempio di operosità che deve venire alla luce. I magistrati italiani sono protagonisti di storie positive, spesso coperto da incresciose vicende. In questa stagione, credo, meriterebbe di essere conosciuto di più il lavoro fatto con pazienza e dedizione e in condizioni difficili. E questo progetto in particolare che coniuga educazione e rieducazione, che insegna a rispettare tempi e attese, merita tutta la nostra attenzione».
Il progetto di riqualificazione porta la firma del Tribunale, dell’Unitus, della Procura, dell’Ordine degli avvocati e della casa circondariale. «Il giardino - ha spiegato la presidente uscente del Tribunale Maria Rosaria Covelli - è risultato di una collaborazione sinergica tra istituzioni del territorio e aziende private che hanno investito nella bontà dell’iniziativa».
In totale si tratta di 6mila metri quadrati che, grazie al lavoro del direttore dell’Orto botanico professor Giuseppe Colla e a quello di alcuni detenuti che materialmente hanno faticato sul campo, sono stati trasformati in spazi verdi fruibili e soprattutto riqualificati.
«Quello realizzato è un progetto unico nel suo genere - ha spiegato il rettore Stefano Ubertini -, interistituzionale e che mette insieme studenti e detenuti. I primi hanno lavorato come tirocinanti - una studentessa ha anche discusso una tesi di laurea sul progetto - e i detenuti, nell’ottica del reinserimento che svolgono attività pratiche nelle aree e grazie alla formazione fornita dall’Unitus, diventeranno manutentori del verde e potranno lavorare parchi e giardini pubblici e privati».
All’iniziativa ha partecipato anche l’ordine degli avvocati di Viterbo che ha finanziato la copertura assicurativa dei detenuti addetti al verde. Entusiasta del progetto di riqualificazione il procuratore capo Paolo Auriemma: «Troppo spesso si abusa della parola fare sistema, ma in questo caso non solo non è un abuso ma possiamo dire che siamo stati un laboratorio di Brescia che ha dato i suoi frutti. L’approccio ha fatto emergere tutti i vantaggi, restituendo un Tribunale che sempre più diventa per i cittadini una casa».