Medici a gettone nei pronto soccorso della Tuscia, l'Ordine: «Gravissimo, siamo preoccupati»

Medici a gettone nei pronto soccorso della Tuscia, l'Ordine: «Gravissimo, siamo preoccupati»
di Federica Lupino
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Domenica 15 Gennaio 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 16:58

“Quanto sta avvenendo dal mio punto di vista è gravissimo”. Antonio Maria Lanzetti, presidente dell’ordine dei medici, non usa mezzi termini nel commentare la notizia che la Asl di Viterbo è stata costretta a ricorre a medici a gettone pur di coprire i turni nei pronto soccorso della Tuscia.

L’azienda sanitaria locale da 4 anni cerca di assumere personale a tempo indeterminato ma senza risultati. O, quantomeno, senza riuscire a coprire tutte le caselle vuote. Ed è così che, nelle more di un concorso (l’ennesimo) per 15 medici specialisti in fase di espletamento, pur di garantire i Lea, livelli essenziali di assistenza, è stata costretta a rivolgersi a una cooperativa. L’Altavista società cooperativa, con sede a Sassuolo e che somministra dottori in diverse Asl italiane, ha risposto all’avviso e ottenuto l’affidamento del servizio di copertura di turni di guardia medica diurna e notturna nei tre pronto soccorso aziendali di Viterbo, Civita Castellana e Tarquinia. L’offerta? 109,50 euro all'ora, iva esente, per un totale complessivo di tre mesi e la copertura di 13 turni mensili da 12 ore ciascuno. Il costo per la Asl è di 256.230 euro, sempre iva esclusa. Arriveranno, insomma, 5 medici gettonisti per un trimestre, con possibilità di proroga per altri due mesi.

Due gli aspetti che sollevano le principali critiche da parte di Lanzetti. “Innanzitutto – dichiara – la disparità di trattamento economico rispetto ai dipendenti della Asl. Significa che i medici interni lavorare anno gomito a gomito con colleghi che guadagnano quattro volte tanto per svolgere le stesse mansioni.

Suppongo che il disagio all’interno del reparto sarà palpabile”.

Poi, c’è la questione delle garanzie per i pazienti. “I medici che arriveranno non sono stati selezionati dall’azienda sanitaria bensì dalla coop. Sta alla Asl assicurare la qualità della loro formazione e del loro operato. Verranno fatti controlli? E come? Se poi si profilasse l’ipotesi di dottori stranieri, formatisi magari al di fuori dell’Unione europea, la verifica dei requisiti sarebbe ancor più impellente”, continua il presidente. Che aggiunge: “Esiste anche un buco normativo. Non sono previste incompatibilità né limiti: nessuno vieta ai gettonisti di prestare servizio in ospedali diversi, ben oltre l’orario previsto dai contratti. E la sicurezza dei malati che fine farebbe?", chiede.

Ma come si è arrivati a questo punto? “I medici sono troppo pochi. Colpa – conclude Lanzetti – di politiche errate di programmazione, corsi a numero chiuso e un aumento della domanda. Certo è che introdurre questo sistema di medici a gettone è un disincentivo a partecipare ai bandi pubblici per essere assunti a tempo indeterminato. La sproporzione del compenso è enorme. Tanto che a Roma alcuni si sono licenziati per andare a lavorare tramite le cooperative. E i sindacati – chiude – di tutto questo cosa dicono?”.

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