Per un’emergenza che volge al termine, una che si aggrava. A fine mese termineranno le misure più drastiche introdotte poco meno di due anni fa per fronteggiare la pandemia da Covid-19, ma Michele Fiore, segretario della Fimmg provinciale, mette in guardia su un'altra urgenza da risolvere: “Nei prossimo mesi la grave carenza di medici di famiglia si farà ancora più grave, per raggiungere l’apice nel 2023”. Da qui al prossimo anno, una 50ina dei 230 professionisti attualmente operativi negli ambulatori di tutta la provincia se ne andranno in pensione.
A loro vanno aggiunti i 70enni che hanno ottenuto una deroga fino a giugno per continuare a prestare servizio proprio a causa dell’epidemia. “Come sindacato – spiega Fiore – proporremmo che, quanti volontariamente hanno chiesto di restare, possano continuare in quelle zone che altrimenti resterebbero scoperte”. Già ora ci sono aree della provincia particolarmente in sofferenza, a causa dei pensionamenti e della carenza di nuovi medici di base. Si trovano soprattutto nei distretti Vt A, quello che fa capo a Montefiascone, e in quello Vt C, con capofila Civita Castellana.
“Le situazioni peggiorano più i centri sono piccoli e i territori sparsi. A Viterbo città questa carenza ancora non si sente. Ma in comuni con meno abitanti sì.
Il sindacato spiega inoltre che così non sarebbe più il medico ad andare dai malati “ma loro a doversi spostare, con tutte le difficoltà conseguenti per i più anziani. Noi portiamo la nostra professionalità a casa di chiunque, conosciamo la storia clinica dei nostri assistiti. Le case di comunità non risolveranno l’emergenza assistenziale che si creerà nei prossimi mesi a causa – conclude – di una programmazione scellerata che ha inserito il numero chiuso nelle università”.