Da mascherine chirurgiche a vere opere: ecco "Maschere e arte"

Da mascherine chirurgiche a vere opere: ecco "Maschere e arte"
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Giovedì 21 Maggio 2020, 12:35
Funzionali, ma anche belle. “Maschere e arte”: da mascherine chirurgiche ad accessorio artistico da indossare. La Fucina artistica dei Giardini di Ararat di Laura Belli ha trasformato così i cento dispositivi di sicurezza donati dal Comune. Un’iniziativa realizzata grazie agli artigiani di Confartigianato Imprese di Viterbo, con il patrocinio di palazzo dei Priori.

Ieri mattina le stesse mascherine, trasformate in oggetti originali ed esclusivi, sono state presentate al sindaco Giovanni Maria Arena e all'assessore alla cultura Marco De Carolis dal segretario ii Confartigianato, Andrea De Simone, e dall’imprenditrice e presidente del movimento Donne Impresa di Confartigianato Viterbo. «Una bella iniziativa - ha spiegato Andrea De Simone - figlia dell'estro di Laura Belli e della Fucina dei Giardini di Ararat, che ha coinvolto diverse nostre imprese artigiane. Un progetto con una duplice finalità, creativa e solidale, visto che nel laboratorio sono stati coinvolti anche gli ospiti della casa di riposo Bellorizzonte».

Le mascherine di cotone, cucite a mano, sono lavabili e riutilizzabili. Il ricavato delle mascherine verrà destinato a iniziative culturali e solidali. Ad aggiungere dettagli è stata la titolare dell’azienda agrituristica I giardini di Ararat, Laura Belli, anima della Fucina artistica insieme a Simone Gamberi. «Possiamo proteggerci e nello stesso tempo dire qualcosa, esprimere noi stessi. Questo nuovo oggetto è entrato prepotentemente nella nostra vita e ora rappresenta quasi un capo d’abbigliamento, un dettaglio del nostro vestire quotidiano».

Soddisfatti sindaco e assessore. «Cento mascherine diventate artistiche grazie al lavoro di artigiani e degli ospiti della casa di riposo Bellorizzonte - hanno sottolineato Arena e De Carolis - realizzate con estro e fantasia. Un'idea bella e creativa che ha coinvolto più settori, compreso quello floreale, grazie all'iniziativa “Viterbo in fiore che non c'è", in onore di una tradizionale manifestazione che ogni anno si svolge nel ponte tra il 25 aprile e il 1° maggio, quest’anno annullata a causa dell’emergenza epidemiologica».

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