Maremmano ucciso, la Procura chiede un anno e mezzo per il vicino di casa

Nuvola, il pastore maremmano ucciso
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Sabato 19 Dicembre 2020, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 18:34

Uccisione del cane nuvola, la Procura chiede un anno e mezzo di reclusione (con sospensione della pena).

Il 26 maggio 2013 fu ucciso Nuvola, pastore maremmano di una coppia di Fabrica di Roma. Accusato di averlo trafitto il vicino di casa, un militare quarantenne. Secondo il consulente dell’accusa, professor Martino Farneti, docente di balistica forense dell’Università della Tuscia, Nuvola sarebbe stato ucciso con un dardo sparato da una balestra. Dardo che lo avrebbe passato da parte a parte ad altissima velocità, lacerando tessuti e organi. Fino a farlo spirare.

«Non c’è alcun dubbio - spiegò il consulente in aula - che il cane sia stato ucciso con la balestra. Per la precisione con un dardo coi puntali per la caccia agli animali. La freccia lo ha trapassato a velocità elevatissima». All’uomo nella fase delle indagini sono stati sequestrati cinque dardi e una balestra. Il militare è imputato per l’uccisione del cane e per violazione di domicilio. A trascinarlo in Tribunale i proprietari del pastore maremmano, che anni prima avevano raccolto il piccolo pastore maremmano strappandolo al randagismo.

Ma la perizia del professor Farneti durante il dibattimento è stata messa in dubbio dal perito nominato dal Tribunale. «In base agli esami effettuati - disse il perito Emilio Galeazzi durante la deposizione - e agli studi sugli oggetti in sequestro posso dire che è stato sicuramente un fatto efferato che l’animale è stato colpito con un corpo appuntito con profilo quadrilatero, tipo attrezzo agricolo.

Non è possibile specificare quale dei due fori, trovati sul pastore maremmano, sia quello di entrata e quale di uscita. Escludo che per praticarli sia stata usata una balestra come quella sequestrata all’imputato, in quanto in commercio non ci sono dardi che possano lasciare quel tipo di ferite».

Nel processo si sono costituiti parti civili, assistite dagli avvocati Anna Paradiso, Giacomo Barelli e Dominga Martines: il proprietario, l’Enpa e l’associazione animalista, Incrociamo le zampe onlus che ieri hanno chiesto la condanna per il quarantenne. La sentenza il 7 gennaio.

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