Maltrattamenti, minacce e sputi dal compagno. «Ho deciso di abortire, avevo paura di lui»

Violenza
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 16 Febbraio 2022, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 18:54

«Ho deciso di interrompere la gravidanza perché non riuscivo a pensare a un futuro con lui, che continuava a picchiarmi e a insultarmi. Ho deciso da sola, perché non potevo permettermi una vita così».

Trattiene le lacrime e tiene a freno le mani che si rigira in tasca, mentre davanti ai giudici del collegio del Tribunale di Viterbo racconta del suo ex compagno, accusato di maltrattamenti. Lei è una donna di 35 anni che pur di salvarsi ha lasciato lavoro e amicizie. «Siamo stati insieme da aprile 2018 a novembre 2019 e ha usato violenza in più di un’occasione», ha raccontato.

La relazione sarebbe nata sul posto di lavoro, i due erano colleghi. «Ho denunciato il mio ex compagno dopo l’ultimo episodio di violenza avvenuto la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2019, ma già eravamo ai ferri corti.

In quell’occasione - ha detto la donna - al termine di un’accesa discussione fuori dal posto di lavoro mi ha picchiata e tolto le chiavi della macchina, perché volevo lasciarlo lì. Mi ha preso a schiaffi, a sputi e a pugni. Sono dovuta andare in ospedale». L’uomo, oltre a picchiarla selvaggiamente le avrebbe anche mandato messaggi pesanti, con insulti e minacce di morte.

«Mi scriveva che mi ammazzava e che ero un’assassina di bambini. Ma a dicembre non stavamo più insieme, io gli avevo chiesto di parlare perché mi doveva 5mila euro che gli avevo prestato e che non aveva intenzione di ridarmi. Mi aveva già picchiato ad agosto, è lì che mentre ero incinta ho deciso di interrompere la gravidanza»,, ha aggiunto la vittima. Quella sera d’estate la 35enne sarebbe stata prima insultata davanti a una comitiva di amici, poi una volta a casa sarebbe stata minacciata e picchiata.

A raccontare cosa successe quel giorno la vicina di casa che ha ascoltato tutto e il giorno seguente ha visto i lividi lasciati dall’uomo. «Le gridava insulti e minacce. E sentivo sbattere. Il giorno seguente sono andata da lei - ha detto la vicina - e ho visto con i miei occhi cosa le aveva fatto: aveva lividi sul volto e sulle gambe. Da quel giorno lei non è stata più la stessa. La sorella si è dovuta trasferire da lei perché aveva paura di stare da sola. Ogni sera chiudeva finestre, serrande e porte a chiave, per paura che lui arrivasse e sfondasse qualcosa. In realtà avevamo tutti paura, anche io. E credo che lei non stia ancora bene».

I maltrattamenti sarebbero avvenuti anche alla presenza del figlio piccolo della vittima, avuto da una precedente relazione. «Alla fine - ha detto ancora la ragazza - ho deciso di licenziarmi. Non riuscivo a sostenere di vederlo al lavoro. Avevo paura di lui».

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