Casa a luci rosse al Pilastro, ecco quanto costava l’affitto per prostituirsi

Guardia di finanza
2 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Marzo 2021, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 21:17

Casa a luci rosse al Pilastro, ecco quanto costava l’affitto per prostituirsi. Battute finali per il processo a carico di un viterbese, difeso dall’avvocato Emilio Lopoi, accusato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione davanti al collegio del Tribunale di Viterbo.

«Ho firmato un contratto d’affitto - ha spiegato una delle testimoni in aula - a ottobre 2011. In quella casa ci sono stata un mese soltanto. Ho pagato 600 euro. Ero lì perché mi prostituivo. Nella casa eravamo in tre. Una delle donne aveva una relazione con l’imputato».

La testimone è solo l’ultima di una serie di donne, di origine dominicana, che ha raccontato le stanze a luci a rosse della casa del Pilastro. L’appartamento, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, era gestito proprio dalla donna che prendeva i soldi per conto dell’imputato. 
«Per prostituirmi - disse, nella precedente udienza, un’altra inquilina al collegio - pagavo 350 euro a settimana. Il problema non era tanto la cifra quanto che poco tempo dopo sono iniziati i lavori in via del Pilastro e i clienti non venivano più.

Io e altre colleghe chiedemmo di rateizzare il pagamento dell’affitto, visto che non avevamo entrate, ma loro continuavano a chiederci i soldi. Poi c’è stato il blitz della finanza».

Pochi giorni dopo la chiusura della strada per manutenzione, gli uomini delle fiamme gialle irruppero nella casa, scoprendo l’attività illecita. L’imputato sarebbe stato incastrato, non solo dalle parole delle escort, ma anche dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Secondo quanto ricostruito avrebbe in cui fatto pressioni sulle donne per riscuotere il salatissimo affitto.

Per la difesa il viterbese sarebbe stato solamente incastrato, visto che aveva una relazione con la donna che avrebbe di fatto gestito il giro di escort e la casa. Casa, che secondo una delle testimoni, aveva solo due camere da letto. «Una era della signora - ha affermato una testimone - e non ci era consentito entrare. E un’altra era per ricevere i clienti. Noi dormivano sul divano».
Si torna in aula il 6 ottobre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA