La prima bandiera (1921) del Partito comunista restaurata da un'azienda viterbese

La prima bandiera (1921) del Partito comunista italiano
di Carlo Maria Ponzi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Gennaio 2021, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 18:32

C’è un’azienda del capoluogo – la Tessili antichi s.r.l. – dietro la mostra documentaria che si è inaugurata ieri a Livorno (Biblioteca Labronica, presso i Bottini dell’Olio) che espone, in occasione del via alle celebrazioni del centenario del Partito comunista d’Italia, vari cimeli legati al secolo di vita del partito: vecchie tessere a partire da quelle degli anni '40, medaglie, fotografie, giornali d'epoca, libri, manifesti, altri stampati di propaganda. Ma al posto d’onore campeggia la  che fu cucita dalle donne della prima federazione livornese del partito e, ai giorni nostri, curata da altre donne, non livornesi, ma Viterbesi, attive nell’impresa citata (Barbara De Dominicis; Barbara Proietti; Stefania Moscatelli) cui si deve il paziente restauro dell’antico vessillo (ovviamente rosso) issato 21 gennaio del 1921 al Teatro San Marco.

Premessa. La Tessili antichi s.r.l. è operante dal 2002 nel campo dello studio, della conservazione, del restauro delle opere d’arte tessili sottoposte alle disposizioni di tutela: abiti storici, parati liturgici, uniformi, bandiere e cimeli storici, tappezzerie ed elementi d’arredo, collezioni museali, reperti archeologici tessili, tappeti ed arazzi.

Domanda: come hanno ottenuto la prestigiosa commessa? Risponde Barbara De Dominicis: «In occasione della mostra “Avanti popolo: il Pci nella storia d’Italia”, ordinata a Roma nell’Acquario Romano/Casa dell’architettura tra il gennaio e il febbraio 2011, ci fu affidato il restauro di molte bandiere.

Il lavoro fu più che apprezzato, tanto che nel 2015, l’amministrazione comunale di Livorno, con l’obiettivo di esporre la bandiera nel museo civico,  ci chiese di intervenire su quella che è stata definita una reliquia laica».

«Il lavoro – continua De Dominicis – è durato un paio di mesi. La bandiera (120X120), infatti, è confezionata in unico telo senza giunzioni di tessuto in seta ad armatura taffetas effetto gros. Lo stato di conservazione era discreto, soprattutto per quanto riguarda la tenuta meccanica. Nello specifico, abbiamo recuperato fili e colori di questo pezzo di storia.  Ora è riposto in una teca, all’interno di una ambiente adeguato per cui, per fare una battuta, sarà bisognoso di un eventuale intervento tra cento anni».

De Dominicis chiede di spendere due parole sulla mission dell’azienda. «Le socie di Tessili antichi -  spiega - riuniscono competenze proprie del restauratore e dello storico d’arte e conoscenze scientifiche che permettono loro di interagire con gli specialisti nel campo della diagnostica e delle analisi di laboratorio. Proprio per questo, per ritornare alla storica bandiera, siamo in grado di fornire ai committenti tutti i servizi attinenti le opere d’arte tessile: l’esame storico-critico e la catalogazione, il progetto e l’esecuzione degli interventi di conservazione, di esposizione e di immagazzinaggio con la progettazione e la realizzazione di strutture conservative e/o espositive specifiche per ogni singolo manufatto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA