Viterbo e la mafia, il procuratore nazionale Cafiero De Raho: «Non tutti hanno fatto il proprio dovere»

Viterbo e la mafia, il procuratore nazionale Cafiero De Raho: «Non tutti hanno fatto il proprio dovere»
di Massimo Chiaravalli
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Mercoledì 7 Luglio 2021, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 18:07

«La mafia non si limita ai reati: condiziona, intimidisce, determina omertà». E proprio su quest’ultimo punto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha bacchettato i viterbesi: «Non tutti sono come dovrebbero», altrimenti «non avrebbero mai accettato» quello che è successo. E anzi, «non mi risulta che abbiano reso grandi verbali per agevolare il lavoro delle forze di polizia». Di contro, però, ha elogiato tutto il consiglio comunale, convocato in seduta straordinaria e aperta per discutere – o meglio ascoltare – sul tema.

A chiederlo era stato il capogruppo di Forza civica, Giacomo Barelli. E l’operazione Erostrato, che ha messo il sigillo sulla mafia a Viterbo, è entrata subito in aula. A dare il benvenuto a De Raho è stato il sindaco Giovanni Arena: «Purtroppo la città ha subito il tentativo di organizzazione mafiosa – ha detto - subito debellata e con sentenze pesanti». Poi la parola a Barelli, secondo il quale quello di ieri è stato «un consiglio tra i più importanti, me per alcuno era considerato eccessivo. Non lo è però per quello che vediamo tutti i giorni nella nostra città». Ha ripercorso gli ultimi avvenimenti e messo in guardia sul finanziamento da 37 milioni appena annunciato per la città, che potrebbe attirare la criminalità organizzata.

E dopo il saluto degli altri capigruppo, è stata la volta del procuratore. «Per me una seduta straordinaria per parlare di mafia è un segnale molto forte.

La vostra – ha spiegato - è una scelta importante». Anche perché «non esistono territori immuni, c’è sentenza della Corte d’appello che qui ne riconosce l’esistenza. Il gup aveva parlato di piccole mafie, ma non esistono: le mafia è sempre mafia».

E agisce così: «Non si limita a un programma criminoso – ha spiegato De Raho - non commette solo reati: condiziona, intimidisce, determina assoggettamento e omertà. E’ questa la parte intollerabile». E poi le parole più dolorose: «Non tutti i cittadini di Viterbo sono come dovrebbero, capaci di sentire la Costituzione sulla propria pelle», altrimenti «non avrebbero mai accettato quel che è avvenuto. Poiché le richieste venivano fatte apertamente, ciascuna delle vittime sapeva il motivo. Non mi risulta però che abbiano reso grandi verbali per agevolare le forze di polizia per fare passi avanti, Tutto avviene con intercettazioni e impegno di forze di polizia. Se avessero denunciato, avrebbero indirizzato lo sguardo della magistratura. L’omertà – ha concluso De Raho - è uno dei pilastri della forza della mafia».

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