La Viterbo che lavora, raccontata dai numeri, appare sempre più insicura. Era prevedibile che i numeri fossero in crescita vista la ripresa dell’attività in ogni settore dopo le chiusure o le limitazioni delle scorso anno dettate dal Covid. Ma che l’incremento fosse così marcato, secondo la Cisl, deve spingere a una riflessione, prima, e alla messa in campo di azioni concrete, poi. I numeri sono quelli certificati dall’Inail, che riguardano gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali denunciate nei primi sei mesi del 2022. Crescono in tutti i settori, senza che nessuno sia esente dall’incremento. Unico dato positivo, non di poco conto, è che nel lasso di tempo analizzato non si sono registrate morti bianche.
I dati, innanzitutto. Nel Lazio nel periodo che va dal 1° gennaio al 30 giugno di quest’anno ci sono state 29.865 denunce di infortunio sul lavoro, a fronte delle 17.950 dello stesso semestre del 2021. A Viterbo il trend è in linea con quello regionale: nel mese di giugno 2022 ammontavano a 154, mentre a giugno 2021 erano 115. Il semestre gennaio-giugno 2021 si era chiuso a quota 987, salito a 1.485 nel medesimo periodo del 2022. Identico andamento per le malattie professionali: 22 le denunce a giugno 2021, salite a 34 a giugno 2022. Il primo semestre dell’anno scorso si è attestato su un totale di 136, lievitate a 176 nei primi sei mesi del 2022.
Come accennato, la curva va all'insù in tutti i settori, dall’agricoltura all’edilizia, passando per il terziario. Ma con alcune peculiarità: gli infortuni sono maggiori in edilizia, complici i bonus che hanno facilitato la nascita di cantieri non sempre rispettosi delle normative di prevenzione, mentre le malattie professionali aumentano soprattutto nel manifatturiero.
Il quadro generale lo commenta Fortunato Mannino, segretario della Cisl. “Negli ultimi mesi – sostiene – sono state intraprese diverse iniziative di prevenzione contro gli infortuni e le malattie sul lavoro.
Eppure, ricorda la Cisl, gli infortuni e le malattie professionali “oltre che un dramma per chi ne subisce le conseguenze in prima persona e per i familiari, rappresentano anche un costo sociale. La prevenzione è un investimento: questo paradigma andrebbe assorbito a livello culturale, a partire dalla sensibilizzazione delle nuove generazioni a scuola. Come sindacato – conclude Mannino – manterremo alta l’attenzione su quella che riteniamo una battaglia di civiltà”.