Imprese vulnerabili, rischi insolvenza e fallimenti in crescita

Imprese vulnerabili, rischi insolvenza e fallimenti in crescita
di Luca Telli
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Sabato 13 Febbraio 2021, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 10:50

Insolvenza e fallimento, aumentano i rischi per le imprese. Secondo un'indagine Cerved la vulnerabilità delle aziende davanti alle crisi sarebbe cresciuta del 34%. Una fotografia che guarda al futuro, fino al 31 dicembre 2021, e ritrae le difficoltà degli imprenditori. Di poco eterogena la cartina del rischio, più sbilanciata al Sud rispetto a Centro e Nord. Sotto pressione soprattutto piccole e microimprese, quelle a carattere famigliare che contraddistinguono il tessuto economico della Tuscia. «Facciamo i conti con una quotidianità caratterizzata da incertezze, condizionata non solo dal contagio ma da un piano di sostegno indecifrabile spiega Andrea De Simone, segretario di Confartigianato - . Una reale stima di quello che succederà da qui alla fine dell'anno non è fattibile fino in fondo. L'imperativo resta quello che ripetiamo dal primo lockdown: non lasciare nessuno indietro». Se la contrazione o l'aumento della forbice del rischio è ancorata all'evoluzione della pandemia e alla riuscita del piano vaccinale che ipotizza un'immunizzazione su larga scala nelle prime settimane dell'autunno, sicura è invece l'analisi su quali siano i settori più a rischio. «I negozi di prossimità, i piccoli artigiani, turismo e ristorazione continua De Simone -. Stanno reagendo meglio edilizia e, in definitiva, tutte quelle imprese per le quali il flusso di persone non è vincolante». Le parole «macelleria sociale», rimbalzate e più volte più riprese De Simone non le pronuncia, ribadisce però l'urgenza di fare fronte a un'emergenza sempre più sociale che necessita di un piano di tutela prima e di rilancio poi. «Aspettiamo interventi ma lo scetticismo dopo questi mesi è d'obbligo continua De Simone Sulla linea del governo attendo prima i fatti ma vedo fin troppo ottimismo. La situazione è tale che, nel medio periodo, dovranno essere prese decisioni che risulteranno impopolari». Ottimismo che, di contro, De Simone ripone nel territorio, nella resilienza delle imprese. Ma c'è un dato ulteriore che preoccupa, è quello legato ai fallimenti certificati nel 2020. Se è vero che rispetto al 2019 le imprese che hanno presentato i libri contabili sono state quasi la metà (22 contro 42), lo è allo stesso modo che la ragione risiede in una serie di fattori di natura eccezionale fatta di ristori, posticipazione dei pagamenti e proroga nella consegna delle cartelle esattoriali bloccate del decreto agosto prima e ulteriormente a fine gennaio. Il rischio, quando la macchina della fiscalità si rimetterà in moto, è quello di un effetto domino che oltre alle associazioni di categoria spaventa anche i sindacati. «Dobbiamo fare quadrato, non c'è altra possibilità per limitare l'impatto della pandemia spiega il segretario della CISL Fortunato Mannino promotore mesi fa insieme a CGIL e UIL di una piattaforma per il rilancio del territorio Il divieto ai licenziamenti per ora resta fermo al 31 marzo, è uno spauracchio per l'intera provincia. Il tempo delle divisioni è finito perché ci stiamo giocando il futuro».
 

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