Viterbo, la fine dei lavori alle ex scuderie di Sallupara? Nel 2015...

Viterbo, la fine dei lavori alle ex scuderie di Sallupara? Nel 2015...
di Andrea Arena
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Giovedì 19 Ottobre 2017, 16:25
Il 6 dicembre saranno due anni. Due anni di ritardo sulla data prevista per la fine dei lavori, e rimasta lì sul cartello previsto dalla legge, a perenne memoria del tempo perduto, per citare Proust. Ma questa di Sallupara è la storia vera. Un'altra tessera in un puzzle di opere mai finite, annunciate e inaugurate, fatte visitare alla stampa, calendarizzate con una puntualità svizzera e poi declinate in perfetto italiano, anzi in viterbese. E pensare che i soldi non ce li aveva messi neanche il Comune, ma la Fondazione Carivit prima e Banca Intesa poi. Il progetto, del resto, risale addirittura al 2012, quando l'allora sindaco Marini ottenne le antiche scuderie realizzate da Giulio II Della Rovere, il Papa guerriero, dalla servitù militare.

Entrare in piazza Sallupara, oggi, è un colpo al cuore. Il cantiere è immobile, morto. Non c'è nessuno, né la mattina né la sera. Ci sono solo tante auto parcheggiate intorno alla recinzione: automobilisti stressati che, approfittando della situazione di stallo, se ne fregano dei cartelli di divieto di sosta. Se non c'è nessuno a lavorare, non si ostacola nessuno, del resto, l'immobilismo del pubblico chiama l'inciviltà del privato. E' un po' la teoria della finestra rotta tanto cara a Rudolph Giuliani, solo che risciacquata nell'acquacotta.

Del resto, la sosta selvaggia può anche essere tollerata, in un quartiere letteralmente martoriato. Da qui si vede via Cairoli, sbarrata da un altro cantiere non immobile, ma che procede lento come un bradipo (“Oggi abbiamo completato altri dodici centimetri, evviva”). La mattina s'aggiunge anche il mercato in piazza San Faustino, molto pittoresco signora mia. E il resto è noto: la sporcizia, il degrado, i negozi etnici, l'alta presenza di extracomunitari.

Ma Sallupara, il progetto di riqualificazione e di realizzazione di un “centro culturale”, qualsiasi cosa voglia dire, c'era già da prima. Ad aprile del 2015 la consegna dei lavori, con tanto di tour guidato nel cantiere, con l'assessore Alvaro Ricci, l'ex sindaco Marini (allora invitato per cortesia costituzionale, oggi sembra un terribile scherzo), il sindaco Michelini, i vertici di Intesa, i progettisti, il capo cantiere. Ma dicembre arrivò e i lavori non finirono, e così è quasi due anni dopo. Raccontano le cronache che a maggio ci fu qualche polemica sul fatto che piovesse all'interno della struttura, ma l'assessore smentì: mancava semplicemente il tetto. Semmai erano le mura civiche ad aver causato qualche grattacapo: già, le gloriose mura di Viterbo, impossibile prevedere che ci fossero, anche se sono lì dal Medioevo. Resta soltanto una speranza, anzi due: che il ministero dei Beni Culturali dia una mano e che lo faccia il prima possibile. Che da queste parti vuol dire prima delle elezioni.
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