L'emporio solidale di Viterbo, specchio della crisi: le famiglie aiutate passano da 100 a 600

L'emporio solidale di Viterbo
di Massimo Chiaravalli
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Lunedì 22 Giugno 2020, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 10:50
«Prima avevamo in carico 100 famiglie. Nel picco massimo della pandemia siamo arrivati a 602». Un aumento del 500 per cento. Dopo Caritas e servizi sociali, anche l'emporio solidale I care di Viterbo con Amore mostra numeri sconvolgenti. E ancora oggi sono elevatissimi, come conferma il presidente Domenico Arruzzolo: «Siamo a 250. Come siamo riusciti a farvi fronte? Anche grazie alla generosità dei viterbesi e di altre realtà che ci hanno sostenuto».
L'Emporio solidale I care si trova in piazzale Porsenna, nel quartiere Santa Barbara. E' il minimarket voluto da Viterbo con Amore e rivolto a persone in difficoltà in cui è possibile prelevare gratuitamente generi alimentari e per l'igiene. E' aperto tutte la mattine dalle 9 alle 12 e il lunedì anche dalle 15 alle 18. Ha rialzato le saracinesche da poco, perché come le altre attività in emergenza è stata chiusa. Ma ha continuato a servire come e più di prima, consegnando i pacchi a domicilio.
I NUMERI
«Abbiamo iniziato ad essere attivi nel corso dell'emergenza il 16 marzo. Fino a quel momento dice Arruzzolo - avevamo in carico 100 famiglie, per un totale di 350 persone. Quando siamo entrati in pandemia queste paludi sono aumentate. Abbiamo un dato finale aggiornato al 5 giugno: siamo arrivati a portare pacchi alimentari a 602 famiglie, 1.726 persone. Lo dico con precisione perché abbiamo cercato di essere il più trasparenti possibile». Un'escalation di contatti che ha toccato in tantissimi. «Ci siamo trovati di fronte a nuove persone che non avrebbero mai immaginato di potersi scoprire in poco tempo in una situazione di così grande difficoltà. Ce le hanno segnalate comitati civici, parrocchie, servizi sociali». In qualche modo hanno anche anticipato gli aiuti governativi e della Regione. «Nel conteggio spiega il presidente di Viterbo con Amore - ci sono anche famiglie che hanno preso il buono spesa ad aprile, e che quindi a maggio non hanno avuto più bisogno di rivolgersi all'emporio solidale». Il trend adesso è in calo. «La gente ha ricominciato a lavorare, c'è chi ha iniziato a prendere la cassa integrazione, poi ci sono stati gli aiuti delle istituzioni. Durante l'emergenza, per garantire la minima mobilità delle persone abbiamo chiuso l'emporio e fatto le consegne a domicilio: dal 16 marzo a fine maggio abbiamo portato nelle case 1.350 pacchi. Non solo alimenti, ma anche prodotti per l'igiene personale e la casa». Non è tutto. Alla lista vanno aggiunti 180 giocattoli e beni per i bambini, tra cui «album da colorare, penne, matite, per rendere meno brutta la situazione a queste famiglie».
LE DONAZIONI
Oltre ai numeri del picco, ecco quelli attuali. «Al momento serviamo 250 famiglie: 110 hanno la nostra social card, una situazione di difficoltà strutturale, mentre le altre continuano ad avere esigenza di disporre di un pacco viveri. Insomma, stanno diminuiscono gradualmente». Restano numeri imponenti: come è stato possibile farvi fronte? «Grazie alla generosità dei viterbesi: c'è stata una buona risposta della comunità, abbiamo ricevuto donazioni per 10 mila euro conclude Arruzzolo e non era scontato. E fuori dai supermercati oltre 30 quintali di materiale alimentare. Poi ci hanno aiutato fondazioni, chiese, come quella buddista, e tanti altri ancora».
 
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