Viterbo, disoccupati record nel Lazio:
una provincia in sofferenza

Viterbo, disoccupati record nel Lazio: una provincia in sofferenza
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Lunedì 25 Agosto 2014, 14:38
​Viterbo la provincia laziale che tra il 2012 e il 2013 ha registrato il pi alto aumento del tasso di disoccupazione, salita del 2,6%, attestandosi attorno al 15,6%». E’ Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil Viterbese, a incaricarsi di dare i numeri, quelli drammatici, legati a una congiuntura che continua ad aggredire il tessuto socio-economico dell’Alto Lazio che primeggia in negativo nel confronto con altre province. Prova ne sia che a Frosinone il tasso di disoccupazione ascende del 2,5%, a Latina del 2,1%, a Rieti dell’1,8%, fanalino di coda Roma con l’1,3%.

Turchetti bolla con parole preoccupate l’incremento dei senza lavoro. «Un fenomeno allarmante – sottolinea – se si considera che dal 2008 al 2013 il tasso di disoccupazione è salito al 5,5%, con parallelo aumento delle persone in cerca di occupazione: 21mila in tutto, con un +61,5% rispetto al 2008 e un +23,5% rispetto invece al 2012». A farne le spese sono soprattutto le giovani generazioni, per cui «negli ultimi sei anni ragazze e ragazzi che hanno perso il lavoro o non lo trovano affatto sono aumentati del 20,6% attestandosi attorno al 48%. Una crisi sempre più allarmante, che sta ridisegnando il rapporto tra le persone e la propria comunità, tra lavoratori e imprese, tra imprese e istituzioni».

Se questa è la diagnosi, qual è la possibile cura per invertire la tendenza? Così il segretario confederale Uil Guglielmo Loy (foto). «Noi – rileva – crediamo fortemente che il buon cambiamento non possa prescindere da due fattori fondamentali: il lavoro e l’inclusione sociale. Lavoro per il maggior numero di persone, lavoro di qualità e che garantisca certezza di reddito; inclusione sociale come condizione per evitare che il cambiamento lasci per strada i più deboli».

Se questa è la prospettiva, qual è lo stato dell’arte? «Quegli obiettivi – riflette ad alta voce Loy - oggi sono apparentemente lontani, ma vanno perseguiti anche attraverso politiche attente alle reali condizioni economiche, allo sviluppo sociale e produttivo delle realtà territoriali che compongono il tessuto del Paese».
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