Viterbo, degrado centro storico: palazzo crollato dopo 2 anni mezzo è sempre lì

Viterbo, degrado centro storico: palazzo crollato dopo 2 anni mezzo è sempre lì
di Luca Telli
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 20:05

Un monumento all’incuria e all’immobilismo fasciato da un groviglio di pali metallici e sterpaglie. Due anni e mezzo dopo il crollo, il palazzo in via Cardinal La Fontaine adiacente alla chiesa del Gonfalone resta una ferita aperta nel cuore del centro storico.

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La fotografia peggiore del degrado del quartiere medievale, vittima prima che della movida e dei bar che richiamavano prima della pandemia frotte di ragazzi, del fallimento di un programma di rilancio che doveva esser centrale nel piano del governo cittadino, di ruggini burocratiche e di una paralisi decisionale.

Per Massimo Erbetti, consigliere del Movimento Cinque Stelle a Palazzo dei Priori, non ci sono dubbi: «è il fallimento della politica. Uno scempio che Viterbo, i viterbesi e i turisti che visitano la nostra città non meritano. Hanno avuto 30 mesi per fare qualcosa, semplicemente hanno scelto di rimanere a guardare, di posticipare il problema in attesa di».

La ragione di un cantiere mai aperto, neppure una pietra è stata spostata dopo il crollo di agosto 2018, sembra legata a un contenzioso tra il Comune e la proprietà dalle mura: «C’è una causa in corso ma è troppo facile giustificarsi dietro alla burocrazia e alle controversie legali – continua Erbetti – L’amministrazione avrebbe potuto agire in danno restituendo dignità alla città».

Una richiesta che, prima di Erbetti, aveva avanzato già nell’estate scorsa il presidente del comitato civico ‘per la riapertura di via Cardinal La Fontaine’ Giovanni Cento ma senza risultati diversi: «L’assessore Allegrini ci ha fatto sapere che il Comune non intende procedere – spiega - Una decisione che non riusciamo a capire fino in fondo visto che il disagio non tocca solo i residenti ma l’intera città».

Criticità legate alla sicurezza del cantiere, all’igiene pubblica (con la richiesta in estate di una derattizzazione urgente), alla stabilità dell’edificio, alla micro viabilità interna «perché ci sono famiglie che ancora non possono transitare nello spazio davanti casa» puntualizza Erbetti, e al decoro che una città che ha l’ambizione di diventare polo turistico dovrebbe avere.

Un tasto dolentissimo sul quale già in agosto, dopo una serie di recensioni negative da parte dei turisti che contrapponevano la bellezza architettonica della città al degrado di vie a piazze, si era già accesa una polemica furente.

«La nostra fortuna è che in questo periodo le presenze si contano sulle dita di una mano– commenta con amarezza Erbetti -.

Lo spettacolo indicente di un cantiere fermo accanto a una delle chiese più bella della città nel suo quartiere più rappresentativo è qualcosa che fa rabbrividire».

Dello stesso tenore il commento di Cento: «La domanda che dobbiamo farci è semplice. Perché un turista dovrebbe tornare a Viterbo dopo aver visto lo stato in cui versa? Dovrebbe bastare questo per arrivare, dopo due anni e mezzo, a una soluzione».

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