Covid, i ristoranti scelgono la serrata. Bar e pizzerie puntano su asporto e consegne a domicilio

Covid, i ristoranti scelgono la serrata. Bar e pizzerie puntano su asporto e consegne a domicilio
di Luca Telli
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Martedì 16 Marzo 2021, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 21:42

Ristoranti verso la serrata. Pochi quelli che hanno deciso di sfruttare la possibilità di asporto e consegne a domicilio garantite anche in zona rossa.

«Costi troppo alti al netto del guadagno. Rientrate anche delle spese fisse è molto difficile – spiega Giuliano Proietti del ristorante Tre Re – Meglio aspettare che si apra una finestra, magari a fine mese, e sperare che dopo Pasqua la situazione si normalizzi per riprendere a lavorare decentemente».

Più alto, invece, il numero delle pizzerie, e di quelle al taglio, che possono contare su un background consolidato soprattutto nel fine settimana.

«Giallo, arancione o rosso per noi cambia poco – spiega Marco Bastianelli, titolare della pizzeria Le Mura -. Ormai ci siamo abituati alla realtà e a questo tipo di lavoro». La difficoltà, spiega Bastianelli, è tenere la barra dritta in questo inizio di primavere sperando che le promesse della campagna di vaccinazione siano mantenute e il traguardo dietro l’angolo.

«È difficile rimanere lucidi – spiega –  Il cambio di governo non ha sortito gli effetti sperati. Credo sia stato solo un ‘prender tempo’ da parte dello Stato, davanti a una situazione con delle criticità importanti e difficile da gestire».

La soluzione? «Tenere duro. Si combatte si aspetta e si spera ma siamo al limite, dopo un anno in balia delle onde la terra sotto i piedi inizia a mancare».

 Poi aggiunge: «A differenza di 12 mesi fa quando era tutto fermo, qualcosina si comincia a pagare, gli incassi sono quelli, i ristori cambiano nome ma non arrivano.

Lavorare, con le possibilità che abbiamo, è l’unica cosa da fare».  Perché le spese corrono, i fornitori pazientano ma bussano alla porta come le cartelle esattoriali congelate ma non in eterno.

 Tra i bar, infine, parecchi in città quelli che hanno scelto di restare aperto, pure se in numero minore rispetto quanto successo nel periodo natalizio in cui la totalità, complice la concentrazione del lavoro dicembrino, aveva scelto di sfruttare l’asporto. «Il nostro amato bar resterà chiuso, per ora almeno! – si legge sulla pagina Facebook del T Bar di via Carlo Cattaneo - Lasciateci un attimo mettere insieme le idee, non ci aspettavamo proprio una zona rossa! Speriamo di tornare presto ad accogliervi nella nostra caffetteria a presto, vi abbracciamo».

Chi prova a resistere, tra gli altri,  è il mama’s Caffè di Simone Tribuzi.  «Il motivo è semplice, preferisco lavorare e tenere il contatto con i clienti piuttosto che restare a casa – spiega - . Il bar ha dei costi di gestione notevoli. Credo che in pochi sarebbero in grado di reggere con un altro mese di chiusura sulle spalle. Nessuno vuole rivivere quello che è successo a marzo di un anno fa. Spero sia davvero l’ultimo sacrificio e che, soprattutto, non duri fino a maggio, altrimenti ci troveremo davanti un cimitero di imprese».

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