Viterbo, tamponi anche dai medici di base. I dottori: «Ma soltanto per i casi sospetti»

Il medico di famiglia Michele Fiore
di Renato Vigna
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Sabato 7 Novembre 2020, 13:24

“Per noi significa cercare di alleggerire la pressione sui drive-in”. Anche nel Viterbese, a breve i medici di famiglia effettueranno i tamponi. “Su poco più di 4mila – spiega Michele Fiore, segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale – in provincia di Viterbo in circa 300 abbiamo aderito con una manifestazione di interesse”.

Come funzionerà?

“Stiamo cercando di definire modalità precise a livello regionale. Solo dopo procederemo. Non andremo certo a fare i tamponi ai positivi, ma a particolari categorie di sospetti. Ad esempio, a chi è in quarantena ma sta bene e attende il test per poter concludere il periodo”.

Quali sono le difficoltà?

“Soprattutto gli spazi. Molti studi sono dentro i condomini e questo genera preoccupazione tra chi ci vive. Altri sono troppo piccoli o non hanno un’entrata distinta dall’uscita. Anche per questo abbiamo chiesto alla direzione generale della Asl la disponibilità di locali”.

Cosa significa essere medico di medicina generale durante la pandemia?

“Stiamo vivendo le stesse criticità del resto d’Italia. Ma qui a Viterbo la situazione è migliore. Il progetto Uscar, ovvero le unità speciali di continuità assistenziale, a livello periferico non è stato efficace, visto che gli sforzi si sono concentrati sull’area romana, porti e aeroporti. Ma qui, insieme alla Asl, ci siamo inventati gli Uscovid, i team dedicati all’assistenza domiciliare di pazienti positivi.

Ne sono già entrati in servizio due, speriamo di arrivare a tre, uno per ogni distretto sanitario. Devo ammettere che la collaborazione con il direttore generale Daniela Donetti è continua e proseguirà, grazie alla sua riconferma. Nelle altre province non sempre è così. Il rischio di andare a visitare pazienti fortemente sospetti per noi, senza Uscovid, è notevole”.

Avete i presidi necessari per le visite a domicilio?

“Abbiamo quelli di base, forniti dalla Asl. Quando ci chiamano ci muniamo di doppi guanti, visiera e camice monouso. Raccomandiamo di tenere le finestre aperte e di avvicinare il paziente alla porta per visitarlo con maggiore sicurezza. Ma se la situazione è più complicata e serve un ricovero facciamo intervenire l’Uscovid”.

Quanti positivi ci sono tra i suoi colleghi?

“Circa 9 al momento. Molti di noi per essere più tranquilli hanno fatto il tampone. Altri hanno rinviato il pensionamento per non andarsene in un momento tanto delicato. Ce la stiamo mettendo tutta con i mezzi che abbiamo”.

E i vaccini come stanno andando?

“Siamo di fronte a una campagna eccezionale. I problemi non mancano: abbiamo coperto in media tra il 50 e il 60% delle richieste. Da circa una settimana, abbiamo dovuto interrompere e annullare le prenotazioni in attesa che ci arrivi la seconda fornitura, prevista per metà novembre. Speriamo arrivi prima, così da coprire gli assistiti rimasti esclusi”.

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