Ma ora anche questo “privilegio” gli è stato negato, dal momento che la Procura ha inviato al giudice di pace di Viterbo richiesta di archiviazione in relazione all’ultimo fattaccio. Quello del 3 aprile scorso, quando dopo avere stanato due donne bulgare, mamma e figlia di 38 e 22 anni, sul pullman senza biglietto e averle rimproverate poco dopo vedendole salire su un altro autobus ancora senza ticket, s’è ritrovato in un parapiglia clamoroso al terminal Riello.
«Davanti a decine di testimoni quelle due - racconta il controllore, Riccardo D. M., 30 anni - mi hanno insultato e sputato, poi come forsennate hanno cominciato a graffiarsi il viso per fingere di essere ferite, si sono avventate su di me e hanno chiamato 112 e ambulanza». A Belcolle ci finiscono tutti e tre, Riccardo ha una prognosi di 7 giorni.
In passato venne picchiato su una corsa da Viterbo a Orte, poi a Ronciglione. Proprio in seguito alle sue disavventure e a quelle di altri colleghi della squadra verificatori, il consigliere d’amministrazione Cotral Paolo Toppi avviò la sperimentazione regionale del “controllo a vista” da Viterbo. In pratica, i controllori vengono scortati dalla pattuglia della polizia provinciale.
«Con enorme sorpresa - racconta ancora Riccardo - mi sono visto recapitare questa richiesta di archiviazione che cita come “quanto raccolto dalle indagini prodotto da comando di polizia locale non consentono di estrapolare elementi utili volti a sostenere con efficacia l’azione penale nei confronti degli uni o degli altri indagati”. Ma nè io, nè i testimoni siamo mai stati chiamati a dire la nostra. Dopo il danno, l’ennesimo, la beffa».
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