Viterbo, i contagi a Villa Immacolata, Delle Monache: «Mia mamma è lì, ho paura»

Lina Delle Monache
di Massimo Chiaravalli
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Sabato 4 Aprile 2020, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 10:08

«Mia madre è a Villa Immacolata, ho paura per lei». Lina Delle Monache, consigliere comunale di Impegno Comune, sta vivendo ore di ansia. Anche perché le informazioni arrivano con il contagocce e dopo tanta insistenza: «Ieri le hanno fatto il tampone e dopo cinque giorni che non avevo notizie finalmente sono riuscita a sapere che non ha febbre».

La donna si trova in rsa, al primo piano, dal 28 ottobre. «La Asl – dice Delle Monache - ha fatto benissimo a chiudere e a fare i tamponi a tutti, perché il personale ha gira comunque in tutti i piani. Mia madre ha 83 anni, la struttura è validissima, ma non hanno capito che lì ci sono persone fragili. Sono due notti che non dormo: è mancata la comunicazione da parte della direzione sanitaria. Non solo tra la struttura e i famigliari degli ospiti, ma anche tra i pazienti e i loro parenti».

Come tutti, dal 9 marzo non vede la madre. «Da Villa Immacolata non abbiamo ricevuto alcuna informazione. Sono riuscita ad averne ieri sera, l’ultima volta che le avevo parlato era stata lunedì scorso. Non me la prendo con chi lavora lì, anzi sono encomiabili: me la prendo con la direzione. Lei ci vedeva grazie alla disponibilità di un operatore sociosanitario, che ci consentiva di farle una videochiamata. Si preoccupa per noi, mentre io ero tranquilla perché la vedevo». La direzione, secondo il consigliere, avrebbe dovuto organizzarsi meglio. «Ha peccato in questo: doveva comunicare con noi e metterci in contatto con i nostri cari. In questo momento abbiamo bisogno di notizie. Penso a quanto si senta sola e smarrita».

Ieri anche a lei hanno fatto il tampone, adesso c’è l’ansia di conoscere il risultato. «Tre anni fa – spiega Delle Monache - in sette mesi ho perso mio padre, mio marito e mio suocero. Mi sono rimaste mia madre e mia suocera: ho paura di perderla in questo modo». Al timore si aggiunge la rabbia. «Voglio scrivere una lettera di protesta al direttore sanitario. Ieri ho saputo che si può prendere appuntamento per una videochiamata, me lo hanno detto solo perché ho chiesto io. Agli altri chi lo dice?».

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