Nella Tuscia sono circa 600 i cittadini interessati: 140 nel capoluogo e una sessantina negli altri 8 comuni. “Una volta contattati dalla Cri nazionale – spiega il presidente della Croce rossa di Viterbo, Marco Sbocchia – i comitati locali effettuano l’esame nei locali messi a disposizione dalla Asl. Spieghiamo l’importanza e la valenza di accettare di sottoporsi al test ma sinora non abbiamo avuto un grande riscontro”, ammette. Molti non hanno risposto alla chiamata, temendo si trattasse di una truffa. Chi ha alzato la cornetta senza riagganciare, spesso ha comunque poi contattato la Cri del posto per avere conferma che non si trattasse di un raggiro. In ogni caso, solo una piccola percentuale ha accettato di aderire alla campagna. “Non sappiamo i motivi del rifiuto perché i primi contatti li ha la Cri nazionale”, continua Sbocchia. Ma oltre alla diffidenza c’è anche la paura di finire in quarantena in caso di positività.
A Viterbo, i prelievi non sono ancora terminati. “So che stanno proseguendo con i test”, fa sapere il sindaco Giovanni Arena. Nei centri più piccoli, invece, prelievi già fatti. “Gli esiti dei test svoltisi nella sede Avis ad inizio settimana saranno disponibili da lunedì 1 giugno soltanto in cartaceo. Le buste chiuse nominative – annunciano dal comune di Vejano - verranno distribuite dalla Polizia locale”.
Questa campagna va di pari passo con l’indagine di sieroprevalenza avviata dalla Regione Lazio. Questa sinora ha portato a refertare nei laboratori analisi di Belcolle e di Civita Castellana 3432 test sierologici eseguiti sul personale delle forze dell’ordine e sugli operatori sanitari della Asl di Viterbo. Sul totale, 54 hanno dato esito positivo, con un indice di prevalenza dell’1,57%. Tutti i cittadini con diagnosi positiva sono stati sottoposti al tampone e solo due sono risultati contagiati.
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