Viterbo, le scuole tra videolezioni in pigiama, solidarietà e tanta voglia di rivedersi in classe

Il liceo Ruffini di Viterbo
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Giovedì 23 Aprile 2020, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 09:49
«Ai ragazzi la modalità della didattica a distanza piace. Sono nativi digitali, del resto, e hanno confidenza con il web». Anzi, Massimo Bonelli, dirigente del liceo scientifico Ruffini di Viterbo e dell’Istituto Colasanti di Civita Castellana, assicura che per gli adolescenti in questo momento di grandi cambiamenti dovuti alla crisi da Covid-19, la scuola online è diventata un’ancora di salvezza. Il professore, che gestisce 1.260 alunni nel capoluogo e 870 a Civita, spiega: «Per la prima volta nella loro vita si sono dovuti confrontare con un problema grave. Sono stati privati della libertà: niente più palestra, attività pomeridiane, uscite con gli amici. E così la scuola via web è diventato un punto di riferimento e di socialità con compagni e docenti. Anche se ho dovuto mettere qualche regola».

Si spieghi meglio, professore.
«Pochi giorni fa sono intervenuto con una circolare per spiegare che collegarsi in ritardo alla video lezione equivale a entrare in ritardo in classe. Inoltre, non ci si può mettere davanti al pc in pigiama o a torso nudo perché si è appena usciti dalla doccia. Ma, al di là di queste amenità, i miei ragazzi sono davvero bravi».

Come avete riorganizzato la didattica?
«Abbiamo utilizzato una piattaforma di Google, mettendo però dei limiti: lezioni non più lunghe di 40 minuti e non oltre 4 al giorno. Alcune in diretta, altre registrate e caricate sul sito. Il contatto quotidiano c’è, anche con i compiti da riconsegnare. Ma troppe ore davanti al terminale possono essere potenzialmente dannose per gli alunni».

Gli alunni seguono volentieri?
«Sì. Diciamo che chi era più lazzarone in classe lo è anche ora. Ed è complicato verificare se non si collegano perché la linea cade o perché non ne hanno voglia. Ma in generale non abbiamo avuto problemi».

Qualcuno ha avuto difficoltà a seguire le video lezioni?
«Sì, diverse famiglie ci hanno chiesto aiuto. Non specificano il motivo ma spesso, avendo più figli o essendo impegnati nello smart working, i terminali in casa non bastano. Per questo abbiamo consegnato pc portatili o tablet, oppure siamo intervenuti con piccoli contributi per aumentare i giga di connessione dei contratti telefonici, o ancora abbiamo fornito webcam».

Può quantificare gli interventi?
«Al Ruffini abbiamo fornito 16 pc, al Colasanti una quarantina all’istituto tecnico-professionale, 2 al classico e 15 allo scientifico. Una alunna del Ruffini di origine cingalese si trovava nello Sri Lanka quando è scoppiata pandemia. È rimasta bloccata lì senza poter rientrare e non riusciva a collegarsi. Abbiamo fatto di tutto, persino contattato il gestore telefonico locale ma lì mancano proprio le infrastrutture. Comunque, le richieste da parte dei genitori sono state anche altre».

Quali?
«Ho fornito la mia mail personale per dare risposte più veloci. Molti mi hanno contattato per avere indietro il contributo per le gite scolastiche annullate. In questo periodo, hanno difficoltà economiche e contare su 3-400 euro in più fa comodo. Stiamo provvedendo ai rimborsi, entro la prima settimana di maggio contiamo di averli completati».

E in vista degli esami come vi state organizzando?
«Le direttive del Miur parlano di commissari interni e un presidente esterno. I ragazzi non hanno fatto la gita del quinto né il pranzo dei 100 giorni e vorrebbero avvenissero in presenza: i rappresentanti del Ruffini me lo hanno chiesto specificamente. Se così fosse confermato, dovremo organizzare gli spazi per assicurare il rispetto delle disposizioni sul distanziamento».

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