A Viterbo il supporto degli psicologi nei giorni da reclusi. «Ci sono aspetti positivi da cogliere»

Sergio Cavasino
di Marco Gobattoni
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Domenica 29 Marzo 2020, 13:10 - Ultimo aggiornamento: 13:13

 L'emergenza coronavirus si fronteggia anche combattendo un virus subdolo che sta stravolgendo il nostro stile di vita. Il periodo di restrizione in casa non sarà una corsa breve, ecco che la tenuta psicologica e mentale diventa decisiva per superare l'emergenza. La Asl di Viterbo, con il team di unità complessa della Psicologia guidato da Sergio Cavasino, sta fronteggiando l'altra battaglia: quella che si vince fuori dagli ospedali, nelle mura di casa a supporto di famiglie e persone con disturbi psicologici e non solo.  

Dottor Cavasino, in questi giorni difficili per tutti sta cambiando anche il vostro lavoro: come state fronteggiando voi psicologi l'assalto del virus?
«Come Asl stiamo garantendo il servizio a tutti i nostri utenti. Abbiamo attivato anche il sostegno per il personale sanitario che sta fronteggiando in prima persona questa emergenza attraverso un numero telefonico a loro dedicato dove possono iniziare il percorso con noi. Per tutti gli altri pazienti abbiamo garantito le visite urgenti direttamente con gli psicologi in forza al nostro servizio, mentre per gli altri ci siamo attivati sempre attraverso il telefono e con le tecnologie che ci assistono oggi come Skype e il telelavoro».

Anche per quei soggetti che hanno contratto il virus c'è un servizio di supporto dedicato?
«Assolutamente si; per loro e per i loro familiari».

Ieri l'altro il batterista di una band musicale viterbese si è suicidato: soffriva questa solitudine forzata. Per alcuni può essere più difficile affrontare questo periodo?
«Non conosco il caso specifico e ovviamente non mi addentro nella dolorosa vicenda, ma certamente in persone che vivono una stato di depressione pregresso questa fase può risultare più difficile da vivere. I rimedi comunque ci sono».

Quali?
«La paura ci protegge e ci spinge a rispettare le regole che è quello che dobbiamo fare in questo momento. Bisogna organizzarsi la giornata con le cose che più ci piace fare, non lesinando momenti di riflessione personale. La lettura di un libro che avevamo sul comodino e non abbiamo mai finito di leggere. Oppure quel mobile rotto che non siamo mai riusciti ad aggiustare: è il momento giusto per fare certe cose avendo più tempo a disposizione».

Insomma, bisogna tornare ad apprezzare le conquiste che prima davamo per scontate.
«Non dobbiamo vivere questo periodo con l'ansia addosso. In famiglia è essenziale ritrovarsi, parlare, cucinare insieme, ripristinare giochi collettivi come le carte. E poi c'è la cura della singola persona: non dobbiamo lasciarci andare, restare sempre in pigiama o in tuta non va bene: bisogna vestirsi sempre regolandosi su orari precisi per alimentazione e sonno».

Come si immagina il dopo virus?
«Le cose belle torneranno e immagino che ci sarà, almeno inizialmente, una grande voglia di tornare a vivere.

In questa tragedia, perchè soltanto cosi possiamo definirla, ci sono anche aspetti positivi da cogliere: farlo il più possibile ci aiuterà anche per la ricostruzione che servirà dopo».  

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