Un viterbese a Londra ai tempi del virus: «Un po' dopo, ma anche qui la vita è stata sconvolta»

Un viterbese a Londra: Giampaolo Orsini
di Marco Gobattoni
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Sabato 11 Aprile 2020, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 18:11
Da quindici anni Londra è casa sua: un lavoro affascinante che lo porta in giro per l’Europa – è consulente finanziario per Standard & Poor’s, una fra le prime tre agenzie di rating al mondo – ma il suo cuore e le sue radici sono italiani.

Giampaolo Orsini, viterbese del 1977, è partito per il Regno Unito 15 anni fa: la classica trafila degli italiani che vanno a cercare fortuna sotto il cappello di Sua maestà la Regina. Partenza dai lavori più umili ma preziosi; poi un crescendo rossiniano con l’assunzione all’interno di uno di quei colossi finanziari che con un semplice comunicato possono cambiare il destino di un paese.

Orsini, laureato all’Università della Tuscia in Economia e commercio – è uno di quelli che ce l’ha fatta. Nel suo portafoglio economico i clienti - perlopiù europei – sono sedici: con loro tratta prevalentemente caratteristiche e soprattutto costi dei prodotti petroliferi. Il ciclone coronavirus però, ha sconvolto la vita di tutti: la teoria iniziale britannica – quella dell’immunità di gregge per intenderci – è stata spazzata via dai numeri e soprattutto dal ricovero del Primo ministro, Boris Johnson.

«A Londra la vita è stata sconvolta come in Italia, seppur con qualche tentennamento iniziale e con qualche giorno di ritardo – racconta Orsini – la mia vita ne ha risentito relativamente, un po’ di più il mio lavoro: lo smart working qui è in voga da anni, ma io solitamente viaggio in giro per l’Europa per incontrare i clienti. Ora è tutto bloccato e sto incollato al computer per seguire il lavoro e le notizie che arrivano dalla mia Italia». Il viterbese ha la doppia cittadinanza ormai da diversi anni.

«Qui c’è la mia vita, ma il mio cuore resta in Italia. Insieme ai tanti amici italiani che vivono qui abbiamo seguito con grande preoccupazione le notizie che arrivano da lì - dice Orsini - all’inizio dell’epidemia: solitamente dall’estero sembra tutto più grave. invece stavolta lo era davvero». Poi la botta si è sentita anche a Londra.

«Qui la sanità arriva da dieci anni di tagli: gli ultimi governi hanno aperto le porte al privato ed ora tutti temono che il sistema sanitario nazionale possa finire al collasso. Inoltre – con la Brexit – il Regno Unito sa che a livello economico se la dovrà cavare da solo: qui non esiste cassa integrazione e lo stato centrale sta mettendo sul piatto tanti miliardi per proteggere i tanti inglesi che perderanno il lavoro»

. L’ultimo pensiero – quello più importante – è per la sua famiglia che vive a Viterbo. «Li sento tutti i giorni: mia madre e mio padre hanno una certa età, ma per fortuna stanno bene. A seguirli da vicino c’è mio fratello. Appena sarà possibile prenderò il primo volo per abbracciarli».

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