Concorso del Messaggero, Marconi (Snals): «Stimolo per educare i giovani alla convivenza civile»

Brunella Marconi segretario Snals
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 11:19

“Dentro la scuola, i ragazzi si dimostrano sempre sensibili, bisognosi di affetto, aperti al dialogo. Quando poi escono dalle aule, il gruppo in alcuni casi si trasforma in branco. Ed è allora che assumono atteggiamenti opposti, inclini all’intolleranza, anche violenti. Sia verbalmente sia fisicamente. In quel momento ti chiedi come gli stessi giovani che poco prima avevi visto in un modo, si siano trasformati in tutt’altro”. Sul premio letterario “Che cosa è importante per me”, indetto dal Messaggero, interviene anche Brunella Marconi, segretaria dello Snals Confsal e docente di scienze motorie all’istituto Orioli di Viterbo. Il suo è uno sguardo puntuale sullo spaccato adolescenziale della provincia, essendo da anni al dentro di questo universo. 

Il concorso letterario è rivolto ai ragazzi del Lazio tra i 14 e i 19 anni, invitati a inviare un elaborato in cui diano voce alle proprie idee, in memoria di Willy Monteiro Duarte e di Emanuele Morganti, giovani come loro le cui vite sono state spezzate dalla ferocia del branco. “Non posso che apprezzare l’iniziativa – continua - invitando tutto il corpo docente nelle proprie prerogative e specificità ad affrontare con i propri alunni i temi dell’educazione al rispetto dell’altro.

La conoscenza dei fatti di cronaca è fondamentale per generare coscienza e consapevolezza al fine di sensibilizzare i giovani alla tolleranza. Il concorso è uno stimolo in più per ragionare insieme ai ragazzi dai 14 ai 19 anni in un momento di didattica a distanza che rende ogni approccio personale più arido e distante”.

E aggiunge: “Una quindicina di giorni fa – racconta – ho assistito a una scazzottata tra due gruppi di ragazzi. Era di pomeriggio, poco lontano dal parcheggio del Sacrario. Stavo tornando alla mia auto quando all’improvviso hanno iniziato ad azzuffarsi. Li ho guardati: bestemmie e fare violento. Potevano essere i miei ragazzi”, ricorda Marconi. Che sottolinea come a scuola episodi del genere non siano mai avvenuti nella sua esperienza: “Sembra che alcuni studenti vivano una doppia realtà. Quando sono a lezione, anche ora che utilizziamo la didattica a distanza, si aprono, parlano delle proprie esperienze. Nella mia scuola, ci sono anche molti stranieri: mai ho assistito ad episodi violenti o discriminatori”.

Eppure, fenomeni del genere – come specifica – fuori dai cancelli emergono anche a Viterbo. “Evitare l’odio in tutte le sue declinazioni significa sviluppare in ogni ragazzo quel senso di convivenza civile che è la base fondamentale dei principi democratici della nostra società. È un lavoro che va fatto giorno per giorno e ben venga - conclude - lo stimolo di un concorso del Messaggero su un tema così importante” . 

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