Viterbo, il settore abbigliamento non riparte: crisi e caro affitti affondando le imprese

Corso Italia a Viterbo
di Luca Telli
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 17:56
Primi bilanci con il segno meno per l’abbigliamento. A un mese dall’inizio della fase 2 il mercato stenta a ripartire. Un crollo del volume d’affari che oscilla tra il 30 e il 50% con poche eccezioni. Dati che non sorprendo, in linea con quelli della prima settimana post riapertura, ma che preoccupano per la capacità di tenuta delle aziende e per le ricadute occupazionali nell’ultimo quadrimestre dell’anno.
A lanciare l’allarme, in primo luogo, le associazioni di categoria che chiedono interventi concreti e in tempi stretti per dotare le imprese degli strumenti adatti a combattere una guerra di logoramento con strascichi pesantissimi. La campagna promozionale messa in campo dai negozi, per ora, non sta portando il contributo sperato, nella piccola come nella grande distribuzione.
 A soffrire è soprattutto il settore delle cerimonie, paralizzato dalle nuove regole di distanziamento sociale. Meglio l’abbigliamento sportivo e quello a uso quotidiano meglio se low cost. «Non siamo tornati alla normalità ma qualcosa si sta muovendo – spiega Alessandra Di Marco, presidente di rete impresa Viterbo capitale medievale -. Nel fine settimana stanno aumentando i numeri dalla provincia. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno». I problemi però restano, tra forniture da pagare e scarichi di merce pre lockdown rimasta invenduta sugli scaffali.
«La situazione non è delle migliori, va detto. Siamo partiti con il freno a mano tirato e queste prime settimane non sono state entusiasmanti – racconta Giovanni Riccardo Scuderi, titolare di una boutique in centro – confidiamo nei prossimi mesi e nell’autunno».
Vero banco di prova davanti al quale molti potrebbero arrendersi. All’incertezza, infatti, non contribuisce solo un mercato stagnante e una possibile (probabile) diminuzione della capacità di spesa ma il caro affitti. Canoni alti e spesso richiesti per intero anche durante i mesi di chiusura: un macigno sulle casse dei negozi.
 «Confesso che sto guardando altrove, anche lontano dalla città. Qui chiedono cifre assurde. Non hanno capito che in questo modo non si salva nessuno», si lascia sfuggire un commerciante di Corso Italia. Critiche che non mancano neppure per l’amministrazione Arena, dalla ztl annunciata e ritirata prima di entrare in vigore, alla mancanza di un piano commercio vero e proprio: per il centro e non solo. Parole rispedite indietro dall’assessore allo sviluppo economico Alessia Mancini.
«Questa amministrazione non ha abbandonato i commercianti. Né durante la chiusura, né durante questa fase di ripartenza. Anzi, li sta supportando con una serie di provvedimenti a loro favore  - spiega - Cito il recente differimento dell'anticipo Imu al 30 settembre, oppure la concessione gratuita o l'ampliamento di suolo pubblico per bar e ristoranti e l'abbattimento delle aliquote esistenti della Tosap».
Poi sulle chiusure in centro aggiunge: «Qualcuna è fisiologica, anche in tempi normali. Figuriamoci in un momento post epidemia».
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