Cibo e lavoro, le emergenze della Fase 2: la Caritas in prima linea

La mensa della Caritas
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 14:22
Gli orti della Caritas più solidali che mai. Sospesi durante il periodo più acuto del Covid-19, con la ripresa delle attività hobbistiche e ora, nella fase 2, le attività sono riprese con grande slancio. «Riusciamo in questo modo a far fronte sia alle difficoltà economiche sia a quelle psicologiche di molti cittadini», commenta Luca Zoncheddu, il responsabile della Caritas. Perché coltivare la terra permette sia di portare qualcosa sulle tavole di chi altrimenti non ci riuscirebbe, sia di combattere la depressione, strascico tra i più comuni del lockdown. Gli orti si trovano a Santa Barbara, insistono su 50 lotti e vengono assegnati tramite avviso.

«L’ultima graduatoria – spiega Zoncheddu – è stata rinnovata da poco. Tra le aree assegnate, ce ne è una per la comunità ortodossa, una per l’Emporio solidale, un’altra per un gruppo di nonni e nipoti. Le restanti sono state affidate a famiglie fragili, madri con figli disabili. Quello che come Caritas offriamo in più rispetto agli orti condominiali o comunali è l’attività di supporto: se un ortista non può perché magari è malato, interviene un nostro volontario ad occuparsene fino al suo ritorno».

Con la fase 2, poco è cambiato invece alla mensa don Alceste Grandori. «Con l’allontanamento dei migranti nei mesi scorsi, abbiamo perso presenze: i numeri ora sono costanti», continua. Lavora invece a pieno regime il nuovo dormitorio nel monastero di Santa Rosa: 13 le presenze attuali con 2 richieste in attesa. I nuovi arrivati, visti i protocolli introdotti a seguito del Covid-19, per 48 ore stazionano in una stanza singola per poi essere spostati nelle doppie.

Le donazioni continuano: dopo il boom registrato sotto Pasqua, la solidarietà prosegue, sia da privati cittadini sia da aziende. «Proprio in questi giorni – racconta Zoncheddu – un’azienda biologica, Il Pulicaro di Torre Alfina, ci ha donato 6.400 uova biologiche. Gliele avevano ordinate ma non sono passati a ritirarle, allora il proprietario ha preso il pullmino e ce le ha portate a Viterbo».

Cibo e lavoro si confermano le due emergenze del momento. Sul primo fronte, un aiuto arriva dal progetto “Be Food”: un capannone della diocesi alla Quercia è stato dato in comodato d’uso al Banco Alimentare di Roma, ed è diventato punto di snodo delle donazioni per tutto il lazio Nord. Sono 58 i centri accreditati di distribuzione dei prodotti targati Ue e delle eccedenze alimentari, tra le diocesi di Viterbo, Civita Castellana e Rieti. Ma la Caritas è impegnata anche per l’occupazione: la seconda edizione di “Terra degli uomini” è operativa e punta a inserire 15 lavoratori in aziende agricole convenzionate con un incentivo di 500 euro. In due giorni, le candidature sono arrivate a 43.

L’obiettivo è aumentare i fondi per allargare la platea e ripetere il progetto nel settore del piccolo artigianato e del commercio: «Abbiamo chiesto un finanziamento, vogliamo scongiurare licenziamenti nelle botteghe che ancora resistono», conclude Zoncheddu.
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