Tredici comuni del Viterbese votano sì: il Biodistretto della Via Amerina sarà una Fondazione

Tredici comuni del Viterbese votano sì: il Biodistretto della Via Amerina sarà una Fondazione
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 14:55

Da associazione il Bio-distretto della Via Amerina si è trasformato in Fondazione. L'atto finale, con la firma dei 13 sindaci dei comuni aderenti, si è svolto a Civita Castellana mercoledì sera, dopo 6 mesi di discussione tra comuni, associazioni e agricoltori biologici.

Che 10 anni fa hanno dato vita a questa esperienza; confermato presidente Famiano Crucianelli.E' stato un percorso lungo al quale hanno partecipato, direttamente e indirettamente, tutte le associazioni professionali e dei produttori del mondo agricolo. In qualche momento il confronto è stato aspro, ma sono emerse le possibilità di un dialogo e convergenze.

Crucianelli ha riaffermato la volontà e la proposta di dare vita a un tavolo di confronto, con tutte le organizzazioni economiche e sociali del territorio, compresa Unindustria, che sono interessate alla tutela e alla valorizzazione del territorio. Il consenso è stato ampio nei comuni (Civita C., Nepi, Gallese, Corchiano, Vignanello, Vasanello, Vallerano, Fabrica di Roma, Canepina, Orte, Calcata, Faleria e Castel Sant'Elia): su 150 consiglieri comunali, più del 95% si sono espressi a favore della trasformazione.

«La trasformazione da Associazione non riconosciuta a Fondazione ha spiegato Crucianelli - si è resa necessaria non solo perché richiesto dal Bando sul turismo sostenibile, ma anche perché è una forma di organizzazione più autorevole e più utile per partecipare a bandi regionali, nazionale ed europei.

Quindi per trasferire risorse nel territorio».

Negli anni il Biodistretto ha fatto della sostenibilità economica, sociale ed ambientale il suo principio fondamentale. Si è occupato della tutela del territorio, dei problemi dell'inquinamento del suolo, dell'acqua e dell'aria. «Le nostre nocciole - ha aggiunto Crucianelli - sono una ricchezza, ma rischiano di essere un grande problema se si afferma la monocultura e si perde la biodiversità. L'obiettivo che ci poniamo è di chiedere alla Ferrero di non considerare la Tuscia come una colonia in cui prelevare materia prima, senza curarsi di problemi ambientali e sociali, bensì di contribuire a trasformare il Viterbese in un esempio virtuoso di sostenibilità. Il biologico è la via maestra».

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