Viterbo, gli arresti per caporalato ai distributori di benzina: i Salzillo sono di nuovo liberi

Polizia
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Caporalato ai distributori di benzina, i Salzillo sono di nuovo liberi. Revocati dal giudice del Tribunale di Viterbo gli arresti domiciliari per Vincenzo Salzillo e suo figlio Charles Salvatore Maria. Entrambi sono imputati di sfruttamento del lavoro.

I Salzillo, che nella Tuscia gestivano 8 pompe di benzina legate al marchio Ewa, avrebbero reclutato immigrati regolari per mandarli a lavorare. Sette giorni su sette, per 12 ore al giorno. Con paghe miserabili, di circa tre euro all’ora. I contratti che venivano fatti alla forza lavoro però erano solo di 25 ore settimanali. Dei 18 lavoratori sfruttati identificati dalla Procura solo 12 hanno deciso di costituirsi parte civile. Ad assisterli gli avvocati Carlo Mezzetti, Francesca Bufali, Valeria Iudica, Barbara Marzoli e Silvia Brugiotti.

Undici di loro sono stranieri e saranno affiancati, probabilmente da interpreti di lingua francese e inglese, mentre l’ultima parte civile è italiana. L’indagine sui gestori delle pompe di benzina nella Tuscia sono scattate a novembre 2019 dopo un semplice controllo degli agenti della Squadra mobile.

Secondo quanto ricostruito dalla Mobile, coordinata dalla Procura, Vincenzo Salzillo in qualità di presidente e legale rappresentante di una società a responsabilità limitata, ha coordinato e sovrinteso a tutte le attività della società, impartendo direttive ai collaboratori per quanto concerne la gestione dei dipendenti degli 8 distributori di Ewa, dislocati in diversi comuni della provincia di Viterbo.

Il figlio Charles, invece, avrebbe aiutato il padre nella sua attività imprenditoriale, in particolare alla gestione del personale impiegato nei distributori di carburante. Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno accertato che i due avrebbero sfruttato decine di immigrati, reclutati davanti ai supermercati della Tuscia. I lavoratori avrebbero accettato quel trattamento per ottenere un minimo di stipendio da inviare alle famiglie d'origine. Ieri mattina davanti al giudice Francesco Rigato, con le costituzioni di parte civile e l’ammissione delle prove, è iniziato il procedimento.

I primi due testimoni saranno ascoltati il 7 luglio 2022.

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