Viterbo, le grandi bellezze dimenticate
Ilaria Borletti Buitoni in visita

Il recupero delle Virtù Profane, il procuratore Pazienti
di Alessia Marani
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Lunedì 10 Marzo 2014, 20:58 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 12:57

VITERBO - C’ una Procura in Italia che si sta interessando di “grandi bellezze”. Quelle vincolate dai Beni Culturali a Viterbo, l’antica città dei papi nell’Alto Lazio, sede del primo conclave della storia e costellata di chiese, ex conventi, edifici medievali e rinascimentali, monumenti, pezzi d’arte che nel tempo sono stati abbandonati, depredati, svenduti. Un patrimonio inestimabile, in larga misura appartenuto all’ex Fondo per il culto, passato di mano agli enti locali per fini sociali e in parte confluito nel calderone delle cartolarizzazioni della Regione Lazio che nel 2006 cedette immobili in cambio di liquidità per fare fronte ai debiti della sanità. Con dentro iscrizioni, fontane, quadri, documenti, mobilia, tutti beni demaniali sottratti alla città e ai turisti.

DEL PIOMBO CERCA CASA

E così in questo marasma, nel capoluogo attraversato dall’antica Via Francigena, dove il Teatro principale, l’Unione, non riapre perché a corto di fondi per il restauro e il primo Museo Civico d’Italia è chiuso da mesi perché inagibile (la collezione di reperti etruschi donati dall’archeologo autoctono Rossi Danielli giace impolverata, mentre i dipinti a olio di Sebastiano Del Piombo, La Pietà testimonianza della sua collaborazione con Michelangelo, e La Flagellazione cercano casa disperatamente), capita l’assurdo che a occuparsi di tutela delle Belle Arti siano ispettori e uomini di polizia giudiziaria. Che dietro le loro scrivanie da un paio d’anni accumulano e scrutano pile di tomi datati, saggi storici, vecchi atti notarili e registri contabili fino a risalire ai giorni nostri, documentando rogiti, vendite, passaggi in cui i vincoli delle Soprintendenze spariscono improvvisamente o vengono distrattamente dimenticati.

LE 14 VIRTU' DIMENTICATE

Come nel caso del Palazzo Spreca con annessa ex chiesa in via Santa Maria Egiziaca, nel cuore del centro storico: venduta dal Comune in più tranche tra gli anni ’90 e 2000 a un privato e trasformata in una palestra nonostante i vincoli ex lege. Grazie alla testimonianza di uno studioso viterbese, Enzo Bentivoglio, docente all’Università di Reggio Calabria, gli investigatori di Palazzo di Giustizia scovarono nel 2012 esposte al Vittoriano a Roma alcune delle 14 pale che ritraggono le Virtù Profane e Santa Rosa (patrona della città) trafugate all’interno dell’edificio e finite in possesso di un antiquario spoletino, indagato insieme ad altre due persone. E’ qui che il procuratore capo Alberto Pazienti comincia a interessarsi dello stato dell’arte a Viterbo e dintorni.

Anche le 14 Virtù Profane, bellezze dimenticate, sono custodite all’interno del Museo Civico, chiuse in casse di legno, in attesa che qualcuno si offra di esporle. Tempo fa la Soprintendenza si disse disponibile a ospitarle all’interno di Villa Lante, a Bagnaia. Ma il progetto naufragò: troppo costoso.

UN VASO DI PANDORA

Da allora gli inquirenti hanno scoperchiato un enorme vaso di Pandora. Si sono accorti che negli anni, la stessa sorte è toccata ad altri edifici, appartamenti, ex chiese. Reati in gran parte prescritti, ma il Comune potrebbe persino intervenire e richiedere i beni indietro, dal momento che gli atti di vendita sarebbero nulli. E il sindaco Leonardo Michelini, su Palazzo Spreca, per esempio, ha dato mandato a un avvocato di verificare il da farsi.

Intanto ecco fuori un altro pasticcio: all’ex complesso del San Simeone e Giuda, già “Spedale degli Armeni” nel XIV secolo, come testimonia Cesare Pinzi nelle sue memorie storiche del 1893, fino agli anni 2000 sede di ambulatori della Asl, tutto è nel degrado. E i predatori dell’arte sono entrati in azione portandosi vie quadri, affreschi, pezzi di fontane, marmi dell’antica chiesa barocca. Sul pavimento sono visibili i carotaggi dei tombaroli che hanno aperto e spogliato butti medievali. Lo scoprono gli investigatori che arrivano appena in tempo per evitare il crollo del tetto al primo piano, gravemente compromesso. Non solo: intimano alla Asl di mettere l’edificio in sicurezza, di trasferire all’Archivio Storico Nazionale le montagne di volumi d’epoca abbandonati negli stanzoni coi registri di tutti i malati delle due guerre curati nella struttura.

BENI IN VENDITA

E ancora: si scopre che il San Simeone è in vendita. Fa parte dei beni che l’Azienda sanitaria vorrebbe alienare per fare cassa. Ma anche qui c’è il nodo del vincolo della Soprintendenza. Che qualcuno vorrebbe sciogliere. Anche all’ex Ospedale Grande, edificio monumentale dirimpetto al Duomo di San Lorenzo, bene cartolarizzato, regna il degrado. Qui nel 2006 stavano per arrivare 4,6 milioni dalla Regione per la ristrutturazione. Giudicata non “conveniente” dai manager Asl, progetto e struttura vengono abbandonati per traslocare ambulatori e uffici amministrativi, in affitto, in un centro direzionale nuovo di zecca. I finanziamenti dirottati per la realizzazione di due nuove sale operatorie (non ancora terminate) al nuovo ospedale di Belcolle. Del plesso fa parte il Palazzo Farnese, ex sede della direzione Asl. Di venerdì l’ultimo sopralluogo della Procura che sta ricostruendo l’inventario dei beni artistici che vi erano custoditi, sollecitando l’Azienda a bonificare l’edificio invaso da animali e dal guano dei piccioni. Altra testimonianza architettonica medievale coi tipici profferli di Viterbo e chiostri con pietre in peperino, negati a città e turisti.

BRAMANTE DA RECUPERARE

Non basta: la Procura è intervenuta all’ex carcere Sallupara, ossia le vecchie stalle rinascimentali progettate per Papa Giulio II da Bramante, appartenenti al complesso della Rocca, dove una volta originale è crollata due settimane fa per la forte pioggia. E ancora, sta valutando lo stato del Palazzo Calabresi, altro edificio in abbandono su cui si affacciano le finestre della sede comunale. E di recente ha recuperato registri contabili viterbesi del 1600 messi all’asta su E-bay da un antiquario di Pistoia e un tesoretto di atti notarili dal Rinascimento all’epoca fascista, trattenuti in casa di un anziano ronciglionese.

IL SOTTOSEGRETARIO IN VISITA

Oggi a Viterbo è attesa la visita del sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, invitata a vedere coi propri occhi lo stato del Teatro dell’Unione e del Museo Civico. In una città che per decenni s’è quasi dimenticata, fino a violarla, della sua bellezza più grande: l’arte e la storia.