Frutta e verdura a peso d'oro, dal campo allo scaffale i prezzi raddoppiano

Frutta e verdura a peso d'oro, dal campo allo scaffale i prezzi raddoppiano
di Luca Telli
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Domenica 6 Novembre 2022, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 18:59

Per un chilo di patate un agricoltore riceve tra i quaranta ed i cinquanta centesimi, per uno di broccoli poco più di un euro «prezzi bassi - attacca il presidente della Cia (agricoltori italiani), Sergio Del Gelsomino - mentre la stessa merce viene venduta sugli scaffali a prezzi raddoppiati se non triplicati». Sia nei supermercati tradizionali che nei più convenienti soft discount la medesima qualità di patate può raggiungere infatti 1,10 euro al kg, mentre i broccoli sfondare i 3 euro.

«Un'anomalia che ormai va avanti a da anni e sulla quale serve maggiore controllo - continua Del Gelsomino - produttori e consumatori pagano il prezzo di un sistema economico non equo». Da una stima elaborata proprio da Cia, in base ai prezzi Istat relativi all'ultimo campionamento sull'inflazione, emerge come i prezzi di frutta e verdura nel percorso dal campo alla tavola subiscano rincari anche del +300% a fronte di prezzi pagati all'origine costantemente al di sotto dei costi di produzione sempre più cari. Spiega del Gelsomino come: «Il processo che porta dalla preparazione del campo al raccolto ha costi molto superiori rispetto ad un anno fa. La lista dei rincari è lunga: fertilizzanti, materie prime, gasolio, energia e si potrebbe continuare, in totale pariamo di quasi il 70% in più. È chiaro che dopo un anno passato a lavorare in perdita e con questi prezzi di mercato le aziende rischiano di non avere quella marginalità che consente loro di sopravvivere».

A pesare sulla corsa dei prezzi allo scaffale sono soprattutto le spese di trasporto e distribuzione che incidono quasi per il 40% del totale; aumenti che, al netto di rincari di carburanti ed energia, non sono per Del Gelsomino «comunque giustificabili», e rischiano di fare male tanto alle aziende quanto ai consumi già in significativa discesa (su base nazionale il crollo per frutta e verdura è stato superiore al 10%).

Il leggero aumento dei prezzi che gli agricoltori si sono visti corrispondere nell’ultimo anno non è sufficiente per raffreddare il clima bollente.

«Quello che serve è per prima cosa mettere fine alla concorrenza sleale, quindi un nuovo patto tra produttori e grande distribuzione – continua il presidente CIA -. Bisogna ridare valore alla produzione agricola». Parole, quello di Del Gelsomino, che vanno lette in un contesto più ampio di difesa del settore. Con il passare dei mesi e davanti a perdite costanti le aziende in pericolo crescono «e se vogliamo evitare un crisi nella campagne c’è da intervenire quanto prima», conclude Del Gelsomino.

Crisi che per la Tuscia avrebbe conseguenze ben più pesanti di quanto non accadrebbe in altre realtà che possono contare su un settore produttivo più differenziato e industrializzato. Circa il 30% delle imprese attualmente attive in provincia sono infatti legate al settore primario.

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